Maratona di New York: la mia seconda a New York e le foto!!!
La mia seconda maratona di New York é stata ancora una volta un’esperienza da consigliare, da provare e gustare. New York si conferma una maratona particolare, dura e bella, caratterizzata da un pubblico veramente entusiasmante e che regala emozioni molto forti.
La maratona in realtá inizia alle 5 di mattina, sveglia presto per andare a prendere il traghetto a sud di Manhattan. Ho tutto il tempo per svegliarmi, ma avendo quasi 5 ore prima della partenza ogni momento é buono per stare seduto e rilassarmi, inutile perdere energie fisiche e nervose. Il tempo é bellissimo, come sará tutto il giorno, fa solo freddo, 4 gradi circa, ma quello si combatte. I ferry é puntuale e veloce e ci regala anche un passaggio davanti alla statua della libertá, appena fatto giorno. A 2 ore e mezza dalla partenza sono nella mia zona, l’arancione, mi bardo contro il freddo e siedo, sorseggiando acqua e rilassandomi con della musica. Fortunatamente le mie 18 maratone mi danno un minimo di esperienza, e soprattutto avendo giá fatto New York, sono superorganizzato e non soffro il freddo per nemmeno un secondo. Incredibile vedere gente che a 2 ore e mezzo dalla partenza é poco vestita e giá non riesce a smettere di battere i denti. Mi facevano un pó pena, ma impareranno per il prossimo anno.
Il tempo scorre veloce, mi preparo a dovere mettendomi le cose per correre e sistemando tutto, é un piccolo rito, che aiuta a stare rilassato, il pezzettino di cerotto morbido sul solito dito che diventerebbe altrimenti nero, la vasellina dove va messa, i gel in tasca, guanti, occhiali, lettore mp3 se avró voglia e necessitá di un pó di carica dalla musica, pantaloni e felpa da indossare e buttare giusti prima della partenza. Le 2 bottiglie da portarsi fino alla partenza, una per sorseggiare un isotonico nell’ultima mezz’ora, una per la pipà una volta incanalati in partenza, dove non ci sará piú modo nemmeno di accostare un angolo per fare pipÃ.
Pronti e via ed é finalmente tempo per partire, stavolta sono nella parte sopra del ponte, tengo la destra come mi ero ripromesso, presto i top runner mi sorpasseranno nella corsia alla mia destra. Parto cauto, l’anno scorso sul ponte di Verrazzano avevo esagerato. Il miglio se ne va in 6’20″ 6’35″ se non ricordo male, un filo veloce contando la pendenza, ma di poco. Subito dopo i top mi superano, é uno spettacolo vederli, ci sono 4-5 podisti bianchi e molto giovani staccati da tutti di 30 metri, strano, ma sono sicuro che sará una cosa temporanea, impossibile non avere qualche podista di colore nel gruppo di testa a New York. Poi mi passano gli altri, Tergat, Goumri, Gomes ed altri. Vedo solo un italiano, forse Achmueller ma non sono sicuro. Sará anche la salita, ma mi é piaciuto il fatto che mi abbiano passato si, ma non cosà velocemente alla fine dei conti (mi accontento di piccole soddisfazioni).
Mi rilasso sul ritmo, ho deciso che guarderó solo ogni 3 miglia, saranno le gambe a decidere, anche se vorrei passare quanto piú vicino all’1h20 alla mezza per poi tirare fuori tutto nella seconda parte, per provare a fare il 2h39’59″, che da tempo cerco, e che a New York so essere una sfida ardua.
Le miglia passano tranquille ed i passaggi sono abbastanza regolari. Subito dopo il ponte di Verrazzano ci sono i miei 2 compagni di viaggio che mi incitano urlando e sventolando una bandiera italiana. L’unica nota se vogliamo, negativa, é il vento. Sul ponte di Verrazzano e per tutte le prime 8-10 miglia sará costante e mediamente forte, piú o meno contro ma leggermente in diagonale.
Provo a trovare gruppi con cui correre, ma sará il vento o qualche leggero saliscendi, ma spesso i gruppi di separano e ricompongono. Insomma non riesco a lavorare bene con altri, anche se comunque riesco a fare qualche miglia un minimo coperto. Al miglio 8 ci si riunisce con gli altri 2 percorsi e c’é piú gente con cui aiutarsi. Fino alla mezza corro senza problemi, affronto il ponte in cui é posizionata la mezza cercando di non spingere troppo, 1h19’48″, perfetto. Corro rilassato e inizio a godermi il supporto del pubblico che si fa man di mano piú vivo e rumoroso. Vedo il Queensboro che l’anno scorso ha voluto dire l’inizio di una lunga crisi, causata dai miei passaggi troppo veloci. Quest’anno sto correndo bene, devo solo sciogliere ogni tanto le gambe, quando le coscie sono un pó indolenzite, a causa soprattutto dei diversi ponti. “Scalo” il Queensboro tranquillo ma con passo ben ritmato, non lo voglio subire troppo, non é molto ripido ma di certo é lungo, piú di 1 miglio di salita, poi si scende guadualmente. Ricordo bene questo punto, inizio ancora una volta a sentire la folla da qualche centinaia di metri, é un’emozione difficile da descrivere, ogni podista che svolta di 180 gradi alla fine del Queensboro bridge entra nella first avenue e si prende un vero e proprio boato dalla tantissima gente che é in quel punto. Io non faccio eccezione ed oltre al supporto che c’é per tutti mi prendo le speciali urla di chi riconosce la maglietta dell’Italia ma anche di chi vede l’adesivo che mi avevano dato fuori dall’Expo, con scritto “Yes We Can, Obama ’09″! In centinaia lungo il percorso mi hanno urlato “Yes We Can” meritandosi da me in cambio, un bel pollice verso l’alto. La first avenue é un continuo controllo dall’adrenalina, la gente ti sospinge ma tu non puoi fare cavolate, mancano poco meno di 10 miglia alla fine, insomma ancora 15 lunghi chilometri.
Per questa maratona ho comprato i Gel Gu, consigliati come ottimi da diversa gente, e facili da trovare negli stati uniti. Ne ho usati 3 e mi sono trovato bene. Dopo 55′ circa, dopo 1h40′ e l’ultima a circa 2h10 di corsa. I ristori sono frequentissimi, ci sono solo bicchieri ma basta avendo la possibilitá di bere un sorso ad ogni miglio. Ho anche bevuto poco, era freddo ed evidentemente sudando meno del solito ho avuto anche meno sete del normale. La mia tabella di marcia continuava, ma nei blocchi di 3 miglia dal 15 al 18 e dal 18 al 21 ho perso qualche secondo importante. Mentalmente é stato un pó pensate, sapevo che stava sfumando il mio obiettivo under 2h40′. Fortunatamente ho avuto la capacitá di rimandere concentrato sul momento, sulla strada che avevo davanti, sul correre bene fino alla prossima svolta e cosi via. Ho un pó scacciato l’atmosfera da crisi, sia sciogliendo le gambe in discesa, per riavere quella sensazione di gambe piú leggere, sia raccogliendo le energie stando rilassato. Come sempre tanti pensieri passano per la testa, ed a New York tutto questo é amplificato incredibilmente dal supporto della gente. Fra le urla per la maglia dell’Italia e gli “Yes We Can” della gente, non ho fatto un metro da solo, ero sempre spinto a tenere duro da chi era sul percorso. Arrivati al Bronkx c’é una sorta di svolta, si approccia il ponte per rientrare a Manhattan e sono 21 miglia. Il passaggio di 3 miglia da 18 a 21 é stato discreto, ho tenuto il ritmo e questo mi da fiducia. Ora i km sono sempre piú duri, continui saliscendi, anche corti che dalla mappa di altimetria non si vedono, ma che su gambe giá stanche spaccano il ritmo e non ti danno mai tregua. Estraggo il lettore mp3, deciso a farmi 4-5 miglia “sotto carica” da musica. Mi cade il Gel, 4-5 metri a ritroso e lo recupero, per fortuna nel chinarmi non partono crampi (mai piegare le ginocchia per fare queste operazione, sempre a gambe tese). Inforco il lettore e mi gusto la carica della musica che uso solitamente per correre. Ora si punta a central park, 5 miglia (poco meno di 10km), una piccola gara nella gara. Ho la sensazione di avere le gambe per spingere fino alla fine. So che ho perso 2’30″ circa dalla mia tabella di marcia e quindi l’under 2h40 é praticamente impossibile da recuperare, ma sono determinato a spremere ogni secondo.
La folla riaumenta sulla fifth avenue, ma anche i saliscendi. Finalmente si entra a cetral park, e si avvicina il mio ultimo split da 3 miglia. Miglio 21-24, ancora ad un ritmo discreto, contando anche i saliscendi sono contento che le gambe reggano. Ora é solo questione di tenere duro, tengo un ritmo discreto e mi godo la musica ed il supporto della gente. C’é sempre tempo per tanti pensieri e soprattutto penso a mia nonna, morta solo 3 settimane fa, e mi piacerebbe mi potesse vedere e mi potesse urlare qualche cosa anche lei. Al cartello dell’ultimo miglio passo un ragazzo che avevo visto sul percorso, italiano con scritto Rimini sul retro, lo incito a non mollare mentre lo passo e ci stringiamo la mano al volo. Finalmente si esce da Central Park, ho proprio voglia di arrivare, le ultime salitelle hanno reso le gambe piú contratte, e non c’é piú tempo per sciogliere. Il rettilineo che finisce a Culumbus Circle é bello, senti l’odore dell’arrivo, lo inizi a pregustare. Manca 1km circa. Qui ci sono ancora i miei compagni di viaggio, non li vedo ma loro mi fanno una foto, sfuocata ma comunque carina (Cristina dice un pó futurista, ed effettivamente un pó forse lo é).
Curvo sotto Culumbus Circle e rientro a Central Park. Un occhio all’orologio e forse ma forse posso staccare un under 2h43, ed inizio a spingere. Metto su una bella falcata, passo diversi podisti. L’ultima asperitá, 60 metri circa di salita, e poi altri 50-100 metri e l’arrivo. A 2h42’45″ mi rendo conto che é impossibile fare l’under 2h43 e perdo un filo di smalto nello sprint. Finisco in 2h43’20″, e giá passando il traguardo ho il sentore che la soddisfazione per questa gara sará maggiore della delusione per non avere fatto un under 2h40. Avró poi conferma di questo nelle ore e giorni dopo, sono sicuramente soddisfatto della prestazione. Potevo limare qualche cosa, e forse con un filo di forza mentale in piú fra le miglia 15-21, avrei potuto tenere un ritmo che mi avrebbe permesso di perdere un minutino in meno. Le altre cose sono un pó piú fuori controllo, soprattutto non sono stato in grado di lavorare con altri gruppi, che anche mi avrebbe sicuramente potuto regalare un minutino se non di piú. Comunque ogni gara fa storia a se, e se non ho dato il 100% ci sono andato molto vicino, ne ho conferma con i battiti medi. Ho corso ad una media di 152 battiti, con il mio battito massimo di 171, direi che mi sono spremuto a dovere.
New York si conferma una maratona da fare, particolare e speciale, la consiglio vivamente a tutti.
L’anno scorso mi ero autodichiarato sconfitto, New York 1 – Simone 0! Quest’anno non ne esco vincitore, il mio obiettivo non l’ho ottenuto, ma mi sono sentito come nell’avere strappato un pareggio in zona cesarini, tenendo duro anche quando ho calato un pó, e nonostante l’obiettivo sfumasse sono riuscito a spremermi a dovere nel finale. Quindi direi un pareggio, il che vuol dire che sono ancora sotto, diciamo New York 2 – Simone 1 … la sfida continua
Molto veloce ed efficiente il servizio foto dell’organizzazione di New York, quest’anno ne hanno sfornate un’infinitá.
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