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Italia: informazione sudamericana

Povera sudamerica mi viene da dire, l’informazione italiana é forse molto peggio. E tutta a favorire la Casta. Nonostante gli ultimi deludenti governi (a dir poco). E quello attuale, di gran lunga il piú scandaloso della storia della Repubblica Italiana (per la cronaca, gli elettori di sinistra si sono vergognati dell’ultimo governo e in parte hanno smesso di votarlo, quando inizieranno i votanti di destra a vergognarsi del loro voto? Credo sia ora, piú in basso di cosí dove devono finire per farvi arrossire e vergognare?).
Riposto il Post “Balla a Balla” da Voglioscendere.it, dove per l’ennesima volta Bruno Vespa confeziona busie colossali, dalla caduta del primo governo Berlusconi per colpa di un avviso di garanzia (quando é noto che la Lega aveva giá in precedenza formalizzato al Capo dello Stato la sfiducia) e poi parla mentendo delle indagini su Mastella, affermando che non portarono a nulla. Mentre, nonostante i tenrativi di Mastella e del suo successore di fermare De Magistris, il processo si fará, perché le prove ci sono, sono sostanziose e meritano di finire appunto a processo!!!
Bruno Vespa con Emilio Fede é l’emblema, in modi diversi, ma la maggior parte dell’informazione Italiana é in questa situazione, di vergognoso spalleggiamento del potere, con bugie cosi tanto ripetute che sono oramai diventate parte della storia ufficiale.

Testo completo:
Ferve sui giornali il dibattito sulla crisi dei giornali. Intanto gli stessi giornali continuano a nascondere le notizie (solo Repubblica e il Manifesto han raccontato la vittoria in appello di Santoro contro la Rai che si era opposta al suo reintegro deciso dal Tribunale) e a gonfiare le non-notizie. Per esempio la puntata di «Porta a Porta» con Karol Ratz, arrestato per gli stupri della Caffarella e di Primavalle, poi scarcerato per non averli commessi. Una puntata talmente arrapante da raccogliere appena il 9% di share (1 milione di spettatori). Eppure i giornali le hanno dedicato intere paginate, così i lettori che avevano girato alla larga da Vespa imparano. Non l’avete voluto vedere? Beccatevelo sul giornale.

La sera prima, l’insetto celebrava il Quindicennio Berlusconiano con un servizietto che attribuiva la caduta del primo governo del Cavaliere a «un avviso di garanzia della Procura di Milano» e quella del secondo governo Prodi a «un’inchiesta rivelatasi poi infondata su Mastella e la moglie». Due balle al prezzo di una. Il Berlusconi I cadde perché Bossi gli ritirò la fiducia, in dissenso sulla riforma delle pensioni, anzi su tutto. Il Prodi II cadde perché Mastella s’era accordato con Berlusconi e aveva preso a pretesto l’inchiesta di S.Maria Capua Vetere. Che non s’è rivelata affatto infondata: la Procura di Napoli ha appena depositato gli atti – preludio alla richiesta di rinvio a giudizio – a carico dei coniugi Mastella per concussione. Ma pareva brutto raccontare la verità. Intanto il dibattito sulla crisi dell’informazione prosegue, più appassionante che mai.

La politica stá cercando di mettere la mani sulla giustizia: siamo all’ultima spiaggia per l’Italia

La politica stá toccando i massimi del peggio, questa storia in particolare era iniziata con Mastella, che sentitosi indagare, nei suoi interessi politico-familiari-locali, aveva fatto di tutto, da ministro della giustizia per fermare De Magistris. Ora l’escalation é clamorosa, questo governo tramite il suo ministro della Giustizia vuole fare tabula rasa di ogni magistrato che cerchi di fare il suo lavoro. Leggete il testo sotto o guardatevi il video, la situazione é agghiacciante e indirettamente avvallata da una informazione che non dice piú niente. Se i politici mettono le mani sulla giustizia é la fine, chiunque sia al governo. Ovviamente il governo di Berlusconi non puó che farlo con piena forza, il cavaliere si é stancato di perdere tempo a farsi leggi per cancellarsi i reati, vuole direttamente controllare i magistrati, cosi di certi reati non se occuperanno nemmeno. É una vergogna, questa casta trasversale PDL e PD sta facendo cose che nemmeno Mussolini era arrivato a fare. Tenetevi informati ed informate gli altri, é un dovere civico, chi si gira dall’altra parte é complice e colpevole, e spero che in futuro abbia modo di vergognarsene.

Testo:
“Buongiorno a tutti.
Mi dispiace, ma devo ancora parlarvi del cosiddetto caso Salerno-Catanzaro perché ci sono delle clamorose novità e, visto che sono clamorose, voi non le avete sapute.
Dove altro le potete trovare se non nella rubrica “Passaparola”?
Proprio per questo è nata la nostra rubrica, quindi anche oggi parliamo di una notizia molto importante che è a disposizione delle redazioni dei giornali e delle agenzie da venerdì sera e che non è stata riportata da nessun quotidiano italiano.
Ricorderete l’ultimo episodio, l’ultimo anello di una lunga catena iniziata un anno e mezzo fa con l’esproprio e le avocazioni delle due principali inchieste di Luigi De Magistris.
L’ultimo atto è che, la settimana scorsa, il ministro Alfano – il cosiddetto ministro della Giustizia Alfano – ha sparato fuori i capi di incolpazione contro il procuratore capo di Salerno, Luigi Apicella, e contro i suoi due sostituti, Gabriella Nuzi e Dionigio Verasani, che hanno il torto di essere titolari dell’indagine nata dalle denunce di De Magistris che ha portato, a metà dicembre, al provvedimento di sequestro e perquisizione per acquisire a Catanzaro le carte dell’inchiesta Why Not, che la procura di Catanzaro non consegnava da mesi e mesi, nonostante le richieste della procura di Salerno.
Alfano chiede di cacciare il capo della procura di Salerno

Il ministro Alfano ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di cacciare dalla magistratura – non di spostare in un altro ufficio, proprio di cacciare dalla magistratura – il procuratore capo di Salerno.
E’ la sanzione più grave che si possa immaginare, di solito la si dovrebbe dare ai magistrati che hanno rapporti con la mafia, o che rubano, o che si vendono le sentenze.
Bene, questo signore non ha avuto rapporti con la mafia, non si è venduto nessuna sentenza. E’ un anziano magistrato che all’improvviso è balzato agli onori delle cronache semplicemente per aver lasciato lavorare i suoi sostituti su un’indagine che, evidentemente, gli pareva ben fatta e fondata.
E’ colpevole di non avere bloccato i suoi sostituti e di avere coperto e avallato le loro decisioni.
Il ministro lo vuole far cacciare dal Consiglio Superiore della Magistratura, via, fuori dalla magistratura, e in più ha chiesto al CSM di levargli lo stipendio subito.
Di privarlo immediatamente dello stipendio. Manca soltanto il plotone di esecuzione per la fucilazione.
Invece, bontà sua, il ministro chiede di trasferire a un’altra sede i due magistrati che hanno materialmente condotto l’inchiesta, e cioè Verasani e Nuzzi.
Nel motivare questa gravissima sanzione per l’incompatibilità ambientale di questi due magistrati, il ministro scrive, sulla base dei rapporti dei suoi ispettori, che Apicella e i sostituti Nuzzi e Verasani si sono macchiati di “assoluta spregiudicatezza, mancanza di equilibrio e atti abnormi nell’ottica di una acritica difesa del PM De Magistris con l’intento di ricelebrare i processi che sono stati a lui avocati” e sottratti.
I giornali hanno registrato – Poi vi dirò qual è la notizia che non vi è stata data – con ampio risalto queste motivazioni del ministro Alfano con una tecnica che nelle democrazie non viene mai impiegata: quella dell’ipse dixit.
Visto che il ministro dice che questi magistrati sono dei farabutti, noi prendiamo atto che questi magistrati sono dei farabutti.
Non c’è di fianco alla notizia un commento per dire “sarà poi vero che questi magistrati sono dei farabutti?”.
Può il ministro della giustizia scrivere quello che ha scritto? E’ mai successo che un ministro della giustizia scrivesse quello che ha scritto il ministro Alfano?
Se si fossero posti queste domande, cioè se i giornali svolgessero ancora la funzione critica per la quale sono nati e per la quale esistono – altrimenti non ce ne sarebbe bisogno, basterebbero i comunicati stampa del governo e dell’opposizione, non servirebbero i giornali – avrebbero scoperto che non esiste nella storia dell’Italia unita, né repubblicana né monarchica, una così grave lesione del principio dell’autonomia e indipendenza della magistratura.
Io non sono fra quelli che pensano che i magistrati debbano essere intoccabili e non debbano pagare per i loro errori, infatti il CSM punisce molti magistrati, non abbastanza ma molti magistrati, e altri si dimettono poco prima di essere puniti.
E non esiste un ordine professionale che abbia un così alto numero di punizioni per le violazioni deontologiche dei propri membri: non quello degli avvocati, non quello dei medici, non quello dei giornalisti, figuriamoci.
Qui non si tratta, però, di violazioni deontologiche o professionali: qui lo scrive il ministro.
I magistrati di Salerno devono essere cacciati – il capo dalla magistratura, i sostituti da Salerno – perché hanno compiuto “atti abnormi nell’ottica di una acritica difesa del PM De Magistris con l’intento di ricelebrare i processi a lui avocati”.
Cosa sta facendo il ministro? Una cosa che non si può fare in nessuna democrazia dove viga la divisione dei poteri: sta sindacando il contenuto, il merito, di un provvedimento giudiziario.
Lo può fare il ministro? Assolutamente no!
Pensate, se passasse questo precedente vorrebbe dire che in futuro, ogni volta che un giudice fa una sentenza che non piace al governo, ogni volta che un Pubblico Ministero fa un’ipotesi investigativa che non piace al governo, quel giudice viene mandato via o viene trascinato davanti al Consiglio Superiore a discolparsi per avere scritto una cosa che non piace al governo.
Sono infallibili i giudici nelle cose che scrivono? Assolutamente no, infatti in Italia esistono una serie di appelli, di ricorsi, per andare a sindacare nel merito delle cose scritte dai giudici.
Non ti piace quello che hanno scritto i magistrati di Salerno nel provvedimento di perquisizione e sequestro per andare a prendere le carte al Tribunale di Catanzaro? Benissimo, i magistrati di Catanzaro, se non gradiscono quello che hanno scritto i loro colleghi di Salerno, competenti a indagare su Catanzaro, si rivolgeranno al Tribunale del Riesame di Salerno per chiedere che annulli quel decreto di perquisizione e sequestro.
Se poi ritengono, l’abbiamo già detto ma è bene ripeterlo, che i colleghi di Salerno abbiano commesso dei reati in quella vicenda, faranno un esposto o una denuncia alla procura competente per giudicare i magistrati di Salerno, cioè Napoli.
Se poi ritengono che i magistrati di Salerno abbiano commesso delle colpe deontologiche, si rivolgeranno all’ispettorato del ministero o alla procura generale della Cassazione che sono titolari dell’azione disciplinare.
E se ritengono che i magistrati di Salerno abbiano delle incompatibilità con la città di Salerno, perché hanno delle parentele con qualcuno che non è il caso avere in quella città, verranno ovviamente giudicati per incompatibilità ambientale e spostati.
Un pericoloso precedente

Ma qui stiamo parlando di altro, stiamo parlando del fatto che quello che è stato scritto nel decreto di perquisizione e sequestro della procura di Salerno non piace al ministro, e il ministro, per questa ragione, chiede di spostare i magistrati.
Voi vi rendete conto che siamo di fronte a un pericolosissimo precedente: pericolosissimo tanto più in quanto nessuno lo ha notato e nessuno lo ha denunciato.
Nel 2001, il Tribunale di Milano emise due ordinanze nei processi in cui si stavano giudicando Berlusconi e Previti per le famose corruzioni dei giudici Squillante, Metta, etc… i processi Mondadori, Sme, Imi-Sir… e stabilirono una certa interpretazione sulla legge delle rogatorie che di fatto la vanificava e stabilirono anche una certa interpretazione della sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava nulle alcune udienze nelle quali Previti non aveva partecipato perché dichiarava di essere impegnato in Parlamento.
Quelle ordinanze interpretative emesse dal Tribunale di Milano furono denunciate in Parlamento da esponenti del centrodestra e alla fine, credo fosse il 5 o il 6 dicembre del 2001 ma lo trovate nel libro “Mano Sporche” dove abbiamo raccontato bene questa vicenda, il Senato votò una mozione che criticava, censurava queste ordinanze del Tribunale di Milano.
L’Associazione Magistrati, all’epoca un po’ più vigile e reattiva di quella attuale che ha l’encefalogramma piatto, si rese conto della gravità di quello che stava accadendo, perché era la prima volta nella storia repubblicana che il Senato metteva ai voti un provvedimento di un giudice.
La giunta dell’Associazione Magistrati si dimise all’istante, ricordando che la cosa era avvenuta un’altra sola volta nel 1924 dopo il delitto Matteotti e la svolta autoritaria di Mussolini.
Nemmeno durante il fascismo

Tenete presente che il fascismo non osò manomettere formalmente l’indipendenza della magistratura: il fascismo recepì i codici precedenti e aggiunse ai Tribunali ordinari il famigerato Tribunale Speciale per i delitti politici.
Istituì i delitti politici e li fece giudicare dal Tribunale speciale, ma per i delitti ordinari la giustizia continuò a fare il suo corso, anche se ovviamente il clima era tale per cui la giustizia divenne un capolavoro di conformismo, per compiacere.
Ma formalmente il fascismo non fece atti concreti per mettere le mani e impossessarsi della giustizia.
Oggi, quello che sta facendo Alfano – probabilmente non se ne rende nemmeno conto, stiamo parlando di uno che letteralmente non sa quello che fa – è pensare di poter sindacare il contenuto di un atto invece di lasciarlo impugnare davanti al Riesame o davanti alla Cassazione dagli indagati perquisiti.
Interviene lui e chiede di cacciare i magistrati perché hanno scritto nel provvedimento una cosa che non gli garba.
La differenza rispetto al 2001 è che stavolta il provvedimento è più grave perché entra non in una questione interpretativa ma in una di merito.
I magistrati di Salerno sono colpevoli di avere scoperto, nella loro indagine, che De Magistris aveva ragione.
Non so se mi spiego: Alfano scrive “atti abnormi – cioè il decreto di perquisizione e sequestro – nell’ottica di una acritica difesa del De Magistris con l’intento di ricelebrare i processi a lui avocati”.
Intanto questa frase contiene un falso clamoroso, macroscopico: non è vero, e chiunque lo vuole vedere lo trova sul nostro blog o quello di Carlo Vulpio.
L’ordinanza di perquisizione e sequestro di Salerno non contiene una acritica difesa di De Magistris: i magistrati hanno ascoltato più volte le denunce di De Magistris, il racconto di De Magistris, e poi hanno cominciato a interrogare un sacco di testimoni per vedere se De Magistris aveva ragione o torto.
E le parole di De Magistris sono state confermate da consulenti che sono stati allontanati, ma anche da magistrati in servizio in Calabria a cominciare dal Dott. Bruni, dal Dott. Mollace, da un giovane uditore giudiziario che fu immediatamente subornato e messo sotto controllo dal procuratore aggiunto dopo che era stata tolta l’inchiesta Why Not a De Magistris.
Ci sono decine di riscontri oggettivi fatti dalla polizia giudiziaria in questo documento: non è vero niente che i PM di Salerno hanno preso per oro colato quello che dice De Magistris in maniera acritica.
Ma sopratutto: non spetta al ministro stabilire se è giusto o non è giusto quello che hanno ipotizzato nella loro inchiesta i magistrati, sarebbe gravissimo se il vaglio delle inchieste fosse affidato al ministero della giustizia, cioè al governo, cioè alla maggioranza politica e non, invece, ai regolari gradi di giudizio.
Una notizia che avrete solo da Passaparola

Contro questo decreto di perquisizione e sequestro, l’unica cosa da fare per farlo dichiarare illegittimo, nullo, infondato, abnorme, macroscopico, spregiudicato, mancante di equilibrio, acritico era l’impugnazione del provvedimento davanti al Riesame.
Bene: arriviamo alla notizia che non avete letto e che non leggerete mai sulla stampa e sulla TV di regime.
Alcuni imputati, a cominciare dall’ex procuratore Lombardi, accusato di corruzione giudiziaria, dalla moglie dell’ex procuratore Lombardi e dal figlio, Pier Paolo Greco, che era socio di uno dei principali indagati dell’inchiesta Why Not, il senatore di Forza Italia Pittelli, ma anche Antonio Saladino, il famoso capo della Compagnia delle Opere in Calabria, faccendiere, trafficone, in rapporti con tutta la politica di tutti i colori, hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Salerno per chiedere l’annullamento del decreto di perquisizione.
Bene, venerdì sera intorno alle 22 il Tribunale del Riesame di Salerno ha respinto i ricorsi dei quattro indagati che vi ho appena enumerato e ha dichiarato dunque fondato, legittimo, impeccabile – adesso aspettiamo le motivazioni, naturalmente – il provvedimento.
Vi leggo il dispositivo, perché non l’avete letto da nessuna parte e non lo leggerete da nessuna parte:
“Letti gli articoli del codice, il Tribunale del Riesame di Salerno rigetta le istanze di Riesame avverso il decreto di perquisizione e sequestro e conferma l’impugnato provvedimento. Condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali”.
Cioè hanno fatto perdere tempo alla giustizia, devono pagare.
Questo è l’unico luogo dove gli indagati potevano andare a lamentarsi di quello che hanno fatto i PM di Salerno.
Ci sono andati e il Tribunale del Riesame, in un clima pazzesco che dire ostile è dire poco, in un clima dove il Capo dello Stato, il Consiglio Superiore della Magistratura, il governo, l’opposizione, l’Associazione Nazionale Magistrati, tutta la stampa di destra e di sinistra, tutte le televisioni, dicono che Salerno ha torto e che a Salerno ci sono dei farabutti che vogliono dare ragione a quell’altro farabutto di De Magistris.
E che questi di Salerno hanno scritto un decreto di perquisizione troppo lungo – vi ricordate le polemiche sulle 1400 pagine? – e che hanno fatto denudare Tizio e Caio.
E che hanno infilato dei particolari attinenti la privacy di un magistrato della confraternita di CL Memores Domini.
Che insomma ne hanno combinate di tutti i colori e quindi vanno massacrati, puniti, cacciati, trasferiti, fucilati, garrotati.
Bene, si sono trovati ancora in questo Paese tre giudici del Riesame a Salerno che hanno valutato, estraniandosi dai condizionamenti pazzeschi che ci sono tutto intorno a loro, il provvedimento esaminato impeccabile e hanno respinto i ricorsi di chi aveva fatto appello al Riesame.
Questo che cosa significa? Significa intanto che hanno confermato i presupposti di legittimità di questo provvedimento, nel senso che evidentemente rispetta le forme, la casistica, i limiti previsti dalla legge in questi casi.
Ma naturalmente conferma anche il merito del decreto di sequestro e perquisizione perché evidentemente hanno trovato che i PM, quelli che devono essere fucilati, hanno motivato bene; hanno ipotizzato dei reati tipo la corruzione giudiziaria a Catanzaro che sono applicabili e configurabili ai danni degli indagati che sono stati perquisiti; hanno motivato le esigenze probatorie, cioè le necessità di andare a prendere quelle carte per dimostrare certe ipotesi accusatorie.
Insomma, detto molto chiaramente, hanno dato ragione alla procura di Salerno, la quale però viene trascinata davanti al Consiglio Superiore della Magistratura per essere punita a causa di quello stesso provvedimento che il Tribunale del Riesame ha trovato impeccabile respingendo tutti i ricorsi.
Perché? Perché la politica, e nella politica ci mettiamo anche, purtroppo, i vertici dell’Associazione Magistrati sempre più sensibili alle sirene della politica, ha deciso che quel provvedimento non va bene perché da ragione a De Magistris.
De Magistris non può avere ragione

Uno dice: e se avesse ragione De Magistris? Ecco: De Magistris non può avere ragione.
E chiunque informi, non chiunque stia con De Magistris, chiunque informi o si occupi di De Magistris senza massacrarlo pregiudizialmente, deve essere cacciato.
Voi vedete che la storia di questo anno e mezzo, leggetevi i libri di Vulpio e di Massari sui casi della Calabria e della Lucania, è la storia dei “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie.
Viene cacciato il Vescovo Bregantini perché denuncia certi malaffari tra politica e malavita.
Viene esautorato il Pubblico Ministero De Magistris, gli tolgono le inchieste, poi tolgono lui.
Poi tolgono i suoi consulenti, uno dopo l’altro.
Poi cacciano il Carabiniere, il capitano Zaccheo, che viene trasferito in Abruzzo.
Poi cacciano la Forleo che ha avuto il coraggio di andare in televisione a difendere De Magistris.
Poi il Corriere della Sera non fa più scrivere sul caso De Magistris Carlo Vulpio, che ci aveva dedicato pure un libro e che quindi qualcosa ne capiva.
Poi i magistrati di Salerno scoprono che De Magistris potrebbe avere ragione e trovano i riscontri alle sue denunce e vogliono cacciare pure i magistrati di Salerno.
Adesso vedremo se cacceranno i tre giudici del Riesame che hanno appena confermato l’ordinanza, ma naturalmente per cacciarli bisognerebbe prima parlarne di questa ordinanza.
E di questa ordinanza nessuno ne ha parlato, perché altrimenti immediatamente il CSM dovrebbe rispondere del perché stia accettando di esaminare la possibilità di mandar via dei magistrati a Salerno per via di un provvedimento che l’unica sede legittima per valutarlo, il Riesame, ha confermato in toto stabilendo che è fondato e impeccabile.
Abbiamo aspettato sabato, sui giornali. Abbiamo aspettato domenica. Abbiamo aspettato lunedì, ma non è uscita da nessuna parte questa notizia.
Adesso la sapete anche voi.
Passate parola.”

Canale 5 e l’informazione di parte: lezioni di revisionismo

Canale 5 sciorina una trasmissione da manuale del revisionismo, anni di creazione del consenso tramite le TV li rendono esperti in queste cose (alla faccia del bugiardo di Arcore, Berlusconi. Che riesce a dire che le televisioni non creano consenso, ma allo stesso tempo riuscì a dire che Santoro, Luttazzi e Biagi fecero recuperare alla sinistra 17 punti in campagna elettorale. Allora cavalier bugiardoni, creano consenso o no le TV? Patetico, ma tanto gli italiani ste frasi non le ricordano). Si arriva a questo picco di vergogna, riabilitare completamente Craxi, parlando di lui ma riuscendo a cancellare la vergogna delle ruberie di cui fu uno dei massimi esponenti nell’era pre tengentopoli. Ma la revisione storica continuerà, è appena iniziata, dell’Utri ha già in preparazione i diari di Mussolini, già marchiati come falso evidente dagli storici europei, ma in Italia verranno portati all’altare della verità da un condannato a 9 anni per associazione mafiosa! rien ne va plus, si accettano scommesse sulla revisione più scandalosa da qui ai prossimi anni!
Segue video e trascrizione:

Testo dell’intervento:

“Buongiorno a tutti.
Chi di noi ha avuto la sfortuna di essere sintonizzato su Canale 5 ieri a mezza sera, avrà notato uno spettacolino degno della Korea di Kim Il Sung, una specie di monumento equestre in versione televisiva a Bettino Craxi, nel nono anniversario della sua scomparsa.
Un filmino messo insieme da alcuni suoi ex famigli e ovviamente trasmesso in pompa magna, è il caso di dirlo, da Mediaset.
E’ chiara la devozione di Mediaset al suo santo protettore: senza Craxi, Berlusconi non sarebbe dov’è, Mediaset non sarebbe lì visto che è sopravvissuta alle varie violazioni di legge che prima Fininvest e poi Mediaset hanno perpetrato in barba alle normative nazionali, europee, alla Corte Costituzionale, eccetera.
Grazie al padrinaggio di Craxi e poi al padrinaggio dello stesso Berlusconi che poi è andato in politica a sostituirlo.
Si comprende la ragione per cui Mediaset e Fininvest e il mondo Berlusconiano sono così affezionati allo scomparso leader pregiudicato e latitante.

continua…
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Il dovere di informarsi: una strana battaglia fra magistrati

Magistrati che cercano di fermare altri magistrati quando vengono indagati i politici corrotti, e l’informazione ufficiale che fa di un’erba un fascio glissando sui dettagli, facendo passare tutti i magistrati come fossero in errore o fuori controllo, e quindi da riformare, riorganizzare e magari mettere sotto controllo! Informarsi é un dovere, si puó iniziare da questo video:

Segue la Trascrizione del testo!
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Il governo delle bugie e come regalare 450 milioni di euro agli amici

Leggo senza stupirmente di un’ennesima porcata del ministro Tremonti, e del governo di centro destra. Oltre a essere falsi nel chiedere e creare meritocrazia, ad esempio nell’Universita’, rubano spudoratamente soldi all’Universita’ stessa. L’esempio principe, e’ l’Istituto Italiano di Tecnologia, IIT, fondato nel 2003 da Tremonti e foraggiato fino ad ora con 450milioni di euro, per produrre 115 articoli in tutto (comprese comunicazioni a convegni, che gonfiano i numeri ma non hanno grande valore). In un paese che mette cosi pochi soldi nella ricerca, buttare 450 milioni per 115 articoli in 5 anni, e per di piu’ con sole 4 citazioni. In pratica un indicatore molto importante della validita’ dei lavori fatti, perche’ piu’ sono validi, piu’ i propri articoli sono citati da altri. In questo caso si arriva alla quota di 4 citazioni con 450milioni di euro. Vi lascio con l’articolo piu’ dettagliato, nel frattempo chi si fosse illuso che il governo del fare, della meritocrazia e dello stop ai fannulloni fosse finalmente arrivato, si puo’ rilassare e disilludersi, sono sempre gli stessi e sempre piu’ sfacciati.

Segue il testo, questo e’ il link originale!

(consiglio di andarsi a leggere i commenti, che sono di diverse persone del settore, molto interessanti ed illuminanti sulla vergogna di questi soldi letteralmente regalati).

Istituto Italiano Tremonti
È da almeno una settimana che rimastico questo post. E non mi decidevo mai a digerirlo. Perché non mi va di gettare ombre sul lavoro di persone di qualità e che stimo profondamente. Tanto per chiarire subito di chi sto parlando, è il caso di Roberto Cingolani, uno dei più brillanti fisici italiani, nanotecnologo e direttore scientifico dell’IIT.

Però la storia dell’Istituto italiano di tecnologia merita qualche riflessione. Tanto più oggi che il ministro competente, la signora Mariastella Gelmini, sbandiera ai quattro venti tutto ciò che sta facendo per ristabilire la meritocrazia nelle Università, la trasparenza nei concorsi, la valutazione nell’erogazione dei finanziamenti. Allo stesso tempo l’ineffabile ministro dell’economia – stretto nella morsa della crisi economica per cui non trova di meglio che togliere gli incentivi alle misure di efficienza energetica e ridurre il credito d’imposta per la ricerca industriale – continua imperterrito a finanziare senza alcun controllo una fondazione di diritto privato per la ricerca da lui stesso istituita cinque anni fa.

Correva l’anno 2003, quando la Legge 326, del 24 novembre, istituiva all’articolo 4 l’Istituto italiano di tecnologia. Il MIT italiano, andava dicendo orgoglioso il ministro dell’economia di allora, che è poi lo stesso di adesso. Con un finanziamento di 50 milioni di euro per il 2004, giusto il minimo per iniziare i lavori, e poi di 100 milioni alll’anno dal 2005 al 2014 (comma 10). Bei soldi, quando già la ricerca italiana navigava in acque bassissime e dannatamente torbide.

Il consiglio d’amministrazione comprende nomi nobili della finanza italiana, ottimi scienziati, collezionisti di poltrone che siedono nei consigli di mezzo paese, un ex rettore come Rodolfo Zich. L’IIT è presieduto da Vittorio Grilli, che incidentalmente è anche direttore generale del Tesoro. Il direttore scientifico è Roberto Cingolani, di cui ho già detto. Il direttore generale è Simone Ungaro.

Dalle informazioni reperibili in rete si sa che l’IIT è diviso in quattro unità: il Dipartimento di Robotica, Scienze Cognitive e del Cervello, cui afferiscono 36 ricercatori; il Dipartimento di Neuroscienze e Neurotecnologie, con 23 ricercatori; il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo Farmaci, che ne ha 11; e infine, pure con 11 ricercatori, la Facility di Nanobiotecnologie. Ai ricercatori delle quattro strutture si affiancano 68 dottorandi. Molti sono stranieri – una mosca bianca, per l’Italia, che non riesce ad attirare ricercatori dall’estero nemmeno con la tagliola… – e tutti brillanti e con eccellenti curricula.

Essendo arrivati alla fine del 2008, secondo i miei calcoli a oggi sono stati investiti dallo Stato (da voi, se c’è qualcuno che non ha ancora capito chi è lo Stato…) 450 milioni di euro. E l’Istituto italiano di tecnologia ha restituito nove brevetti, consultabili in rete, di cui francamente non saprei valutare la portata, oltre a 114 pubblicazioni: comprendono pubblicazioni su riviste con ottimo impact factor e con impact factor meno ottimo, ma anche un discreto numero di comunicazioni a congressi, una cosa che gonfia i curricula ma in genere non prefigura rivoluzioni scientifiche. Da sottolineare anche, per correttezza, che del 2008 sono citati solo quattro lavori. Forse non c’erano i fondi per mettere on line i più recenti…

Insomma: la struttura dell’IIT è davvero d’eccellenza, e non c’è alcuna ragione di dubitare della qualità di chi ci lavora. E allora perché parlare dell’IIT? Lasciamolo lavorare…

Però (in questo paese i però piovono come meteoriti) qualcuno (io, anche se conto meno del due di picche) si chiede perché l’Istituto italiano di tecnologia debba sfuggire completamente alle regole di tutti gli altri enti di ricerca. E perché lì e soltanto lì si vanno a investire montagne di fondi quando l’Università, il CNR, l’ENEA e tutti gli altri enti di ricerca sono al soffocamento. Perché l’IIT non deve sottostare alle regole di trasparenza e di valutazione che si brandiscono come mannaie all’indirizzo di tutti gli altri?

Mentre nella famigerata Legge 133 congelava il turnover nelle università (poi ridimensionato dal Decreto 180, ma non del tutto) con una mano, con l’altra (art. 17) il mite Tremonti regalava il denaro della Fondazione IRI all’IIT: “A decorrere dal 1° luglio 2008, le dotazioni patrimoniali e ogni altro rapporto giuridico della Fondazione IRI in essere a tale data, ad eccezione di quanto previsto al comma 3, sono devolute alla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia”. E perché non alla Caritas, o al Comune di Catania (ops…)? E quante sono queste dotazioni? Peanuts, direte voi. Balle, direi io. Quante siano non si sa, ma dallo Statuto della Fondazione IRI si evince che il patrimonio di partenza era di 130 milioni di euro, che potrebbero anche essersi ingrassati, grazie a erogazioni e donazioni, contributi dello Stato e degli Enti Locali e via dicendo.

Ora, in quello che è diventato il DDL 1230, all’articolo 4 comma 345-decies, il Ministro dell’Economia sembra deciso a un nuovo colpo di mano in nome della scienza: “Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell’economia e delle finanze è stabilita la quota del fondo, di cui al comma 343, destinata alla tutela dei soggetti di cui al medesimo comma 343 nonchè al comma 344, e sono altresì stabilite la quota del predetto fondo destinata al finanziamento della ricerca scientifica…”. Parla, il Tremonti, dei conti dormienti, ovvero i conti correnti che gli italiani non toccano per più di dieci anni. Quei conti, dopo dieci anni, vengono prelevati dal Tesoro. Si parla di uno o due miliardi di euro, non di spiccioli. E un giorno di questi il Tremonti ci dirà quale quota “del predetto fondo” sarà destinata al finanziamento della ricerca scientifica. La ricerca scientifica di chi? Volete scommettere?

Così mentre la signora Gelmini, con generosità commovente, decide di premiare i “virtuosi”, e il Tremonti, severo, dichiara che bisogna ritornare all’etica, l’altro Tremonti, il gemello scialacquone, decide d’imperio dove mettere fondi per la ricerca scientifica senza nemmeno consultare il ministro competente.

Giusto per un termine di paragone con l’abbondanza dei fondi al resto della ricerca, il 3 dicembre l’avvocato Gelmini ha firmato il bando per i Prin, i Progetti di Ricerca di rilevante Interesse Nazionale, che saranno finanziati nel limite massimo complessivo di 95.034.060 euro. Peanuts. Questa volta sì.

E qual è la morale della storia… Bah, i casi sono due: o l’Istituto Italiano Tremonti passerà alla storia per aver salvato il destino del paese trasformandolo da un livello di sottosviluppo tecnologico a improbabile guida dell’innovazione mondiale, e un bronzo del ministro fiero e benefattore campeggerà davanti all’ingresso in sella a un solido destriero; oppure, assai più prosaicamente, Tremonti ha trovato il modo di fondare un istituto che fa ricerca al servizio dei privati (e questo andrebbe anche bene, se solo fosse vero…), ma in cui i privati non devono mettere una liretta, salvo presidiare il consiglio d’amministrazione. Lo Stato paga (e siete sempre voi, me compreso…), l’istituto brevetta e qualcun altro poi forse fatturerà, incassando i dividendi.

Adesso qualcuno penserà che sono contrario all’ingresso dei privati nei centri di ricerca. No, avete capito male. Ce ne fossero di privati che vogliono la ricerca! In Israele la ricerca privata ammonta al 4 per cento del PIL, da noi allo 0,4. È per questo che la nostra industria ha una competitività ai limiti del patetico. E posso anche sopportare – a fatica – che per sostenere il sistema-paese (espressione che più brutta non si può) lo Stato si faccia carico di una quota di ricerca per favorire l’innovazione industriale. Anche se altrove funziona diversamente: l’anno scorso, giusto per citare il MIT, la BP ha contribuito a fondare la MIT Energy Initiative, mettendoci 5 milioni di dollari all’anno per cinque anni.

Ma quello che proprio mi pare intollerabile è che Tremonti decida chi, come e quanto senza passare dal via. Il mondo dell’Università e della ricerca si interroga finalmente su come essere meno baronale, più efficiente, più legato al mondo produttivo e lui, il filantropo, fa quello che gli pare.

update: tanto per avere conferme, oggi ritornano nelle news le gesta di tale Roberto Speciale (articolo corriere.it), generale della Guardia di Finanza che usava senza problemi aerei, elicotteri, auto e persone per spostare i suoi amici in zone di villeggiatura invernale, faceva partire aerei per portare pesce fresco alle sue vacanze con amici. Insomma un quadro vergognoso di uso della cosa pubblica, in particolare dei mezzi e personale della Guardia di Finanza, per gli affari proprio ed il proprio tempo libero, e accrescere la propria mania di onnipotenza. Una vergogna senza fine, ed infatti la cosa va perfettamente a braccetto con questo ignobile e vergognoso governo, infatti Speciale come promozione dopo aver lasciato l’arma è stato eletto al parlamento nelle file dello scandaloso PDL (Partito dei Ladri? no Partito Delle Libertà, certo che ne hanno del coraggio a darsi un nome del genere. O forse no, hanno ragione, Libertà si, le loro di rubare dai conti pubblici … scandalosi).
Eletto in quello stesso partito che ora al Governo predica la lotta ai fannulloni, alla sinistra che si spartisce l’università, la scuola e mille altre cose. Sono organici al sistema al 100%, hanno solo il potere mediatico per far credere a qualcuno di essere migliori.

Noi Italiani dobbiamo svegliarci, ci stanno sfilando la democrazia da sotto il culo

Le parole di De Magistris dicono tutto, siamo di fronte a poteri forti e nascosti che attraversando politica, forze dell’ordine e magistratura tutto possono e tutto cercano di controllare. Sono sempre piu’ forti e quando saranno maggioranza, fermarli sara’ impossibile. De Magistris piu’ di cosi che deve dire? Quando ci sveglieremo ed inizieremo a pretendere? In una paese con quasi 60 milioni di persone, in una situazione del genere, se ancora ci fosse amor proprio e del proprio paese, domattina ci sarebbero 5 milioni di persone sedute attorno a camera e senato, che non se ne vanno finche’ non sono cambiati tutti i politici ed i partiti che sono al governo da 15 anni a questa parte!

update: aggiungo il video di Passaparola dell’8 Dicembre 2008. Aiuta notevolmente a farsi un’idea della situazione di De Magistris e le magistrature in gioco.

A seguire il testo con la trascrizione del secondo video.

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Un’altra prova che PD e PDL sono sempre piú la stessa cosa

Si é vero non identici, dentro non ci sono persone tutte senza speranze o tutte con la stessa capacitá di fare i propri interessi, ma la differenza fra PD e PDL continua a decrescere e c’é appena stata un’altra dimostrazione, alquanto clamorosa. In una trasmissione televisiva Nicola Latorre (Vicecapogruppo PD al senato), Italo Bocchino (Vicecapogruppo PDL alla camera) e Massimo Donati (capogruppo IDV alla camera). Per farla corta Latorre da man forte a Bocchino, che pare accusare un pó l’arrembanza e gli argomenti di Donati, relativi alle nomine in corso. Latorre arriva a dare una nota a Bocchino, che da quella prende spunto per tornare alla carica e riprendere vigore contro Donati.
Ma noi italiani cosa aspettiamo a mandarli tutti affanculo a fare si che PD+PDL alle elezioni prendano lo 0.1%? Cosa dobbiamo aspettare di vedere che si passano i soldi dei pizzi per la TAV, gli Inceneritori, le opere in cui si spende il 300% del dovuto, aspettiamo che confessino? Svegliamoci, se non sono uguali, iniziano ad essere sempre piú indistinguibili, se la base, cioé la gente non inizia a pretendere, questi partiti non potranno mai avere stimolo a cambiare, tutto andrá bene fra spartizioni e ruberie!!!

Vi riporto un post su voglioscendere.it che ne parla, ed il relativo filmato con l’accaduto.

Istruttiva scenetta l’altra mattina a Omnibus, rilanciata da Striscia la Notizia. In studio, a La7, si discute della Vigilanza Rai con Nicola Latorre, vicecapogruppo Pd al Senato, Italo Bocchino, vicecapogruppo Pdl alla Camera e Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera. Bocchino, poveretto, non riesce a spiegare a che titolo il Pdl pretenda di scegliersi il presidente della Vigilanza. Ma, a levarlo d’impaccio, accorre Latorre: afferra furtivo un giornale, scrive alcune brevi note e le passa al presunto avversario. Bocchino legge e ripete a pappagallo: “Caro Donadi, non volevate Pecorella alla Consulta e noi l’abbiamo ritirato. Ora dovete fare lo stesso con Orlando”. Ora, a parte il fatto che Pecorella non può andare alla Consulta perché è un deputato, è un imputato, è l’avvocato del premier ed è autore di leggi incostituzionali (compresa una all’attenzione della Consulta), la Consulta c’entra come i cavoli a merenda: i giudici costituzionali li elegge il Parlamento coi due terzi dei voti, dunque la maggioranza indica un nome super partes e lo sottopone al vaglio dell’opposizione. Il capo della Vigilanza lo sceglie l’opposizione, tant’è che ai tempi dell’Ulivo il Polo indicò Storace e l’Ulivo lo votò senza fiatare. Tutto giulivo per il suggerimento (sbagliato) accolto, il suggeritore ha strappato il brandello di giornale e l’ha appallottolato. Forse perchè dimostra due cose. 1) Memore del caso Unipol, Latorre ha smesso di telefonare ed è passato ai più sicuri pizzini. 2) Anche Latorre, per strano che possa sembrare, serve a qualcosa: quando un berlusconiano è in difficoltà, lui lo soccorre.

ps: un altro post di Voglioscendere.it, fresco fresco, sempre sulla stessa questione, firmato da Peter Gomez.

Ora c’é pure il video con il cosidetto pizzino. Fa piú che altro ridere, ma lo metto tanto per completezza!!! Il fatto che Latorre nemmeno si sia premurato di nascondere il passaggio del giornale e abbia pure lasciato l’appunto in studio, fa capire come questi si sentano in una botte di ferro, qualsiasi cosa facciano hanno sempre tempo e modo per giustificarsi con trasmissioni e giornalisti ridicoli che remano dalla stessa parte del sistema PD-PDL.

Berlusconi e’ la vergogna dell’Italia

Berlusconi fa finta di fare il simpatico, fa anche finta che una cosa come dare dell’abbronzato la si possa dire come una battuta, anche se sei un primo ministro e sei ad un incontro con il presidente della Russia. Poi fa finta di cadere dalle nuvole quando gli fanno notare le critiche.
Ci sono 2 casi:

- ho ha fatto la battuta di Obama bello e abbronzato con leggerezza, come in un bar qualunque passerebbe inosservata

- ho ha fatto la battuta per banalizzare l’elezione storica di un presidente di colore negli stati uniti, cosi’ insultando la lotta che da sempre i neri negli stati uniti (e non solo) hanno intrapreso per essere trattati come persone e non bestie

Nel secondo caso, Silvio Berlusconi e’ un bastardo, impresentabile come governante, capace solo di fare il simpatico per tenersi stretti alleati fascistoidi e razzisti.

Nel primo caso, questo signore non e’ adatto a governare niente di piu’ che le sue aziende, perche’ le battute da bar si fanno al bar, con i tuoi amici a nome tuo, non come primo ministro e quindi usando la “faccia” dell’Italia. Ed anche perche’ si deve avere l’intelligenza per capire che qualcuno, in altri paesi, magari qualcuno che li governa, puo’ anche pensare che tu l’abbia fatta quella battuta per via del secondo caso. In quel caso i rapporti con queste nazioni potrebbero avere grossi problemi, indipendentemente dal fatto che abbia solo voluto fare una battuta da bar (pure vecchia, brutta e che non faceva ridere nessuno nemmeno in un bar).

Oggi almeno 4-5 persone mi hanno chiesto di queste dichiarazioni, erano increduli, speravano quasi che io gli dessi una spiegazione che potesse giustificare il tutto. Purtroppo spiegazioni non ne avevo, e tutti (erano tutti Irlandesi ed un Inglese) se ne sono andati pensando che fosse un insulto razzista (caso 2), perche’ non gli e’ passato nemmeno per la testa che in Italia possa esserci a capo del governo uno che fa battute da bar ad un vertice ufficiale.

Siamo messi cosi, ricordiamocelo quando andremo alle urne!

update: aggiungo un articolo/post da Voglioscendere.it, Nulla é Impossibile (Di Marco Travaglio)

Alitalia: furto di stato!!!

Piove … Governo Ladro, si diceva. Ora piú che mai andrebbe detto. Ci stanno rubando sotto agli occhi palate di soldi, regalando i valorimobili ed immobili della fallita Alitalia, lasciando i debiti ai cittadini. E cosa succede? Se non ci fosse un partitino di Minoranza ad urlarlo in Parlamento, la cosa passerebbe come normale.
Qua siamo alla collusione totale fra Governo e anche buona parte di quella che dovrebbe essere opposizione, opposizione che dovrebbe collaborare per le cose che servono ma vigilare contro gli interessi personalistici o economici. Ed invece se non ci pensasse Di Pietro a fare certi discorsi, in parlamento nemmeno si sentirebbe parlare di furto di stato, quello che in realtá é la “vendita” (virgolettato, perché é non solo un regalo, ma il regalo dei non debiti, insomma il peggio del peggio per lo stato italiano).

Riporto il video ed il testo della dichiarazione di voto dell’Italia dei Valori sull’ennesima fiducia, che ci guardiamo bene dal dare a questo Governo.

“Signor Presidente, mi verrebbe voglia di dire anche questa volta «signor Presidente del Consiglio che non c’è», ma mi pare di capire che devo dire «signor Governo che non c’è»!
Con tutto il rispetto per il sottosegretario Martinat, chiedo alla Presidenza della Camera se si possa arrivare fino a questo punto: stiamo votando la fiducia ad un Governo che non si presenta neanche con un Ministro, non dico con il Presidente del Consiglio dei ministri, ma neanche con il Ministro per i rapporti con il Parlamento, neanche con il Ministro direttamente interessato!
A mio avviso, quindi, ci troviamo in una situazione in cui vi è necessità di negare la fiducia a questo Governo, perché consideriamo il suo modo di governare pericoloso per la democrazia, per l’economia e per la giustizia del Paese.
La sua perdurante latitanza dal confronto parlamentare dimostra ancora una volta che lei, signor Presidente del Consiglio che non c’è, non ha alcuna considerazione delle istituzioni democratiche. Il suo modo di governare, con il ricorso a continui decreti-legge e con il ripetuto ricorso al voto di fiducia, sta svuotando il Parlamento delle sue funzioni e del suo ruolo.
Mi permetta, signor Presidente della Camera, di utilizzare la prima parte del mio intervento su questo tema: stiamo votando continuamente la fiducia e abbiamo un Governo continuamente latitante nel momento in cui si vota la fiducia! A chi dobbiamo dare questa fiducia? Ai banchi vuoti?
La verità è che a questo Governo non interessa nulla del Parlamento. Va per la sua strada come faceva, una volta, chi decideva da solo, con ben altro intendimento.
Parliamo poi nel merito di questo provvedimento che viene chiamato «salva Alitalia».

Ma quando mai?

Ma quale «salva Alitalia»? Alitalia i libri li ha portati in tribunale! Alitalia è praticamente fallita, non c’è più! Non c’è più! Poteva esserci, se fosse stato lasciato tutto come avevamo cercato di lasciarlo noi, cioè vendendola ad Air France, una compagnia che di mestiere fa il trasporto aereo. Invece, durante le elezioni, il Presidente del consiglio ci ha detto: «Fermi tutti, datemi 300 milioni, perché io dietro l’angolo ho uno che compra Alitalia e la farà funzionare bene. I soldi li mette tutti lui, i dipendenti staranno tutti a posto e l’Italia viaggerà sicura e contenta». Ma dove? Dove? Era una truffa, una truffa elettorale.
Di truffa, allora, permettetemi di parlare in questo mio intervento. Lei, signor Presidente del Consiglio, sta truffando gli italiani! Lei e il suo Governo volete far credere – lo volete far credere e vi riesce, grazie alle sue televisioni e alle televisioni di Stato, ormai asservite a lei, e ai suoi giornalisti compiacenti e dipendenti – di aver salvato Alitalia. Invece l’avete affossata! Alitalia oggi è fallita! In compenso, si sono presentati gli amici del CAI, gli amici suoi del CAI, signor Presidente del Consiglio!
Proviamo a guardare chi sono costoro. Non sono emeriti sconosciuti, sono persone che hanno qualcosa da dire e qualcosa da prendere dal nostro Paese. Certamente non hanno nulla a che fare con il know how relativo al trasporto aereo. Gianluigi Aponte è un armatore che ha residenza in Svizzera, una miriade di finanziarie offshore e una flotta navale battente bandiera panamense. Costui sarebbe il «patriota italiano», con bandiera italiana, al quale lei vuole affidare le sorti della compagnia Alitalia! Certo, c’è anche Davide Maccagnini, immobiliarista che prima faceva cannoni e razzi missilistici, che del trasporto aereo deve avere una conoscenza davvero eccezionale.
Certamente una conoscenza eccezionale deve averne Benetton, proprio perché in conflitto di interessi. Egli, come tutti sapete, è persona che ha un interesse ben preciso nell’aeroporto di Fiumicino: lo ha infatti costruito e lo gestisce. Sarà uno dei proprietari di Alitalia. Insomma, per intenderci, come gestore di Fiumicino sarà lui a decidere quali tariffe far pagare all’Alitalia per utilizzare quell’aeroporto. Tutto in famiglia! Questo si può fare. Certo, c’è Salvatore Ligresti, io me lo ricordo bene, noto immobiliarista, palazzinaro e pregiudicato di Tangentopoli. Certo, c’è Francesco Bellavista Caltagirone, noto anche lui per le attività immobiliari e c’è anche l’imprenditore Marcegaglia. Infatti non si presenta solo l’imprenditrice Marcegaglia, ma l’intera impresa Marcegaglia. La conosciamo bene, non solo perché è il presidente di Confindustria ma anche perché papà Marcegaglia, come Geronzi e Roberto Colannino ce li ricordiamo nel caso della bancarotta, del crack Italcase. A costoro dobbiamo affidare il futuro di Alitalia! Gente che ha un’esperienza specifica su come gestire un’attività così importante. Oddio, c’è qualcuno che si interessa di aerei: il proprietario di Air One, Toto. Se ne interessa così bene che è pieno di debiti! Se ne interessa così bene che oggi, fondendo le due realtà, metterà il sistema dei trasporti italiano interamente in un’unica mano, con totale assenza di concorrenza.
Potrei continuare ancora ad illustrare chi sono questi diciotto «patrioti italiani» con i soldi degli altri, esperti molto bene a far cassa per loro e a far pagare i danni agli italiani. Abbiamo consegnato questa realtà a costoro, senza gara, dicendo che occorreva farlo urgentemente perché stava per fermarsi l’intero trasporto aereo.
Appena abbiamo detto che l’avremmo affidato a loro, il trasporto aereo è continuato senza che ci avessero messo ancora una lira. Lo sapete o no che ancora oggi il contratto non è stato fatto ed ancora oggi hanno chiesto tempo per presentare la loro bozza di contratto?
Ci chiediamo perché l’asset attivo di Alitalia non sia stato messo in vendita tramite una gara. Eravamo riusciti a vendere tutta l’Alitalia, sia la parte attiva che quella passiva; adesso invece il passivo è stato messo, con azione truffaldina, a carico dei contribuenti italiani, mentre l’attivo non è neanche stato messo in vendita, ma è stato dato in grazioso dono a diciotto «furbetti del quartierino», amici del Presidente del Consiglio, i quali hanno interessi del tutto diversi dal trasporto ed ai quali si dice di fare una gara per trovare un partner straniero!
Ma benedetto il Signore: questo partner straniero non potevate farlo trovare dallo Stato anzi dal commissario straordinario Fantozzi? Non potevamo noi bandire una gara e guadagnarci sopra? L’abbiamo regalata a loro affinché se la vendano e ci lucrino la differenza! Persino i privati hanno fatto attività speculativa con soldi pubblici!
Si tratta di un reato, se non fosse che lo fate per legge, perché questa è la nuova Tangentopoli! La vecchia Tangentopoli è quella di chi commetteva dei reati; la nuova Tangentopoli è fare per legge ciò che non si può fare in modo che appaia tutto legittimo. Si tratta di una immoralità, di una «porcata» come si usa dire ormai da tempo, da quando il noto Ministro Calderoli ha «ideato» con grande efficacia questo termine.
Quindi, signor Presidente del Consiglio, lei ha truffato gli italiani perché con questo decreto-legge ha preso per la gola non solo gli italiani, ma anche i dipendenti e le maestranze.
Vorrei farle presente e ricordarle, signor Presidente del Consiglio che non c’è, che lei non solo ha truffato, ma ha addirittura ricattato i lavoratori, ha descritto i lavoratori, i piloti, gli assistenti di volo e il personale a terra come raccomandati, lavativi, superstipendiati, nullafacenti: di tutto e di più. Quasi che la colpa del non funzionamento di Alitalia fosse delle sue maestranze e non dei suoi amministratori e non di quei politici che si sono fatti fare, come il Ministro Scajola, una linea aerea apposita che collega Roma ad Albenga !
Non come quegli amministratori come Cimoli, al quale per farlo dimettere, sono stati dati otto milioni di euro perché questo era previsto dal contratto!
Ai lavoratori di Alitalia oggi lei dice che se non accettano non sarà più loro riconosciuta né la cassa integrazione né la mobilità, come previsto. Questo si chiama ricatto! La truffa, invece, è quel che ha dato ed ha previsto per i lavoratori non dell’Alitalia, per quelli dell’indotto, quelli per i quali cioè, lei non ha neanche previsto il sistema di cassa integrazione e di tutela previsto per i lavoratori Alitalia.
Per questa ragione – e mi avvio alla conclusione ringraziandola, signor Presidente – noi del gruppo dell’Italia dei Valori, non solo non possiamo votare la fiducia, ma avvisiamo l’opinione pubblica, i cittadini italiani che lei si sta allontanando sempre più dallo Stato di diritto, dallo Stato della legalità e si sta comportando sempre più da quello che pensiamo che sia: un truffatore politico.”

Passaparola del 20 Ottobre 2008: Informazione nordcoreana

Link al post originale su Voglioscendere.it

Trascrizione:

“Buongiorno a tutti.
Molti sul blog di Beppe e sul mio, voglioscendere.it, mi hanno chiesto di parlare della mia condanna per diffamazione nei confronti di Cesare Previti, in primo grado.
Non intendo farlo perché non intendo usare questo spazio per ragioni mie.
Penso che per difendersi dai processi bisogna andare nei processi e se una sentenza non la si condivide la si deve appellare.
La sentenza non c’è nemmeno ancora, non è stata depositata, lo sarà fra sessanta giorni.
Ci sarà modo di leggerla e di capire che cosa abbia trovato di diffamatorio questa giudice in un mio articolo disponibile sul mio blog perché chi vuole si faccia un’idea.
Volevo invece partire da questo caso, o non caso a seconda, perché una persona che frequenta il blog voglioscendere.it mi ha mandato una mail riportandomi il messaggio che ha spedito al direttore del TG1, Gianni Riotta, in cui esprimeva stupore per il fatto che il TG1, che non da manco le notizie delle condanne a ministri, agli imprenditori, ai parlamentari, avesse trovato il tempo per dare la notizia della condanna a me che sono un privato giornalista.
Oltretutto non solo era una condanna per diffamazione, non per aver rubato, ma era anche una condanna in primo grado e il TG1 ovviamente non l’ha detto per cui, per esempio, alcuni miei parenti si sono spaventati pensando che dovessi immediatamente andare in carcere per otto mesi.
Dice questo ragazzo, Andrea, a Riotta: “Almeno Travaglio il coraggio di parlare e scrivere di Previti & c. ce l’ha e non è servo di nessuno. Inoltre, piccolo particolare, la condanna è in primo grado anche se questo il TG1 l’ha dimenticato.
Il TG1, telegiornale del servizio pubblico, e non partitico, ha dimostrato una volta di più il suo vero volto al servizio dei soliti noti.
Loro non molleranno mai, noi neppure.
Distinti Saluti, Andrea D’Ambra.”
Questa è la risposta che gli da Riotta:
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