Archive for the ‘ Storia, Geopolitica, Societa & affini ’ Category

ITALIA SVEGLIATI!!!

Una piccola invasione di societá & politica, sorry ma devo proprio!!!
Studio Aperto arriva a dire che Berlusconi é stato assolto al processo Mills. Siamo alla certificazione del regime mediatico, il Ministero della Veritá, tramite le TV decide cosa é vero e cosa no!!!
Si stá arrivando al colmo, gli Italiani sono stati dormienti e chiedersi come é possibile che siamo arrivati a tanto, ora é giunto il momento di farsi sentire.
Vergogna a noi che abbiamo permesso che la situazione diventasse cosí, soprattutto negli ultimi 15 anni, vergogna a noi se continueremo ad ignorare la situazione ed a votare questa Casta.

Italia: informazione sudamericana

Povera sudamerica mi viene da dire, l’informazione italiana é forse molto peggio. E tutta a favorire la Casta. Nonostante gli ultimi deludenti governi (a dir poco). E quello attuale, di gran lunga il piú scandaloso della storia della Repubblica Italiana (per la cronaca, gli elettori di sinistra si sono vergognati dell’ultimo governo e in parte hanno smesso di votarlo, quando inizieranno i votanti di destra a vergognarsi del loro voto? Credo sia ora, piú in basso di cosí dove devono finire per farvi arrossire e vergognare?).
Riposto il Post “Balla a Balla” da Voglioscendere.it, dove per l’ennesima volta Bruno Vespa confeziona busie colossali, dalla caduta del primo governo Berlusconi per colpa di un avviso di garanzia (quando é noto che la Lega aveva giá in precedenza formalizzato al Capo dello Stato la sfiducia) e poi parla mentendo delle indagini su Mastella, affermando che non portarono a nulla. Mentre, nonostante i tenrativi di Mastella e del suo successore di fermare De Magistris, il processo si fará, perché le prove ci sono, sono sostanziose e meritano di finire appunto a processo!!!
Bruno Vespa con Emilio Fede é l’emblema, in modi diversi, ma la maggior parte dell’informazione Italiana é in questa situazione, di vergognoso spalleggiamento del potere, con bugie cosi tanto ripetute che sono oramai diventate parte della storia ufficiale.

Testo completo:
Ferve sui giornali il dibattito sulla crisi dei giornali. Intanto gli stessi giornali continuano a nascondere le notizie (solo Repubblica e il Manifesto han raccontato la vittoria in appello di Santoro contro la Rai che si era opposta al suo reintegro deciso dal Tribunale) e a gonfiare le non-notizie. Per esempio la puntata di «Porta a Porta» con Karol Ratz, arrestato per gli stupri della Caffarella e di Primavalle, poi scarcerato per non averli commessi. Una puntata talmente arrapante da raccogliere appena il 9% di share (1 milione di spettatori). Eppure i giornali le hanno dedicato intere paginate, così i lettori che avevano girato alla larga da Vespa imparano. Non l’avete voluto vedere? Beccatevelo sul giornale.

La sera prima, l’insetto celebrava il Quindicennio Berlusconiano con un servizietto che attribuiva la caduta del primo governo del Cavaliere a «un avviso di garanzia della Procura di Milano» e quella del secondo governo Prodi a «un’inchiesta rivelatasi poi infondata su Mastella e la moglie». Due balle al prezzo di una. Il Berlusconi I cadde perché Bossi gli ritirò la fiducia, in dissenso sulla riforma delle pensioni, anzi su tutto. Il Prodi II cadde perché Mastella s’era accordato con Berlusconi e aveva preso a pretesto l’inchiesta di S.Maria Capua Vetere. Che non s’è rivelata affatto infondata: la Procura di Napoli ha appena depositato gli atti – preludio alla richiesta di rinvio a giudizio – a carico dei coniugi Mastella per concussione. Ma pareva brutto raccontare la verità. Intanto il dibattito sulla crisi dell’informazione prosegue, più appassionante che mai.

Intervista a Gioacchino Genchi: leggete e diffondete

Ho letto (c’é anche il video youtube, vedi link sotto) l’intervista a Gioacchino Genchi. Io credo che non dica balle, che sia un uomo messo alle corde, e che ora si difende con i mezzi che ha, cioé quello che sa. Niente reazioni della stampa, forse per paura del contenuto dell’intervista, forse perché non proprio liberi di pubblicare quello che é rilevante e giusto da pubblicare.

“Io svolgo l’attività di consulente tecnico per conto dell’autorità giudiziaria da oltre vent’anni, lavoro nato quasi per caso quando con l’avvento del nuovo codice di procedura penale è stata inserita questa figura, come da articoli 359 e 360 che danno al Pubblico Ministero la possibilità di avvalersi di tecnici con qualunque professionalità allorquando devono compiere delle attività importanti. Mi spiace che Martelli se lo sia dimenticato, Cossiga me lo abbia ricordato, proprio il nuovo codice di procedura penale che ha promulgato il presidente Cossiga inserisce questa figura che è una figura moderna. Che è nelle giurisdizioni più civili ed avanzate, mentre prima il Pubblico Ministero era limitato, e doveva per accertamenti particolari avvalersi solo della Polizia giudiziaria, il nuovo codice ha previsto queste figure.
Per cui per l’accertamento della verità, nel processo penale, accertamento della verità significa anche a favore dell’indagato o dell’imputato, il Pubblico Ministero non ha limiti nella scelta delle professionalità di cui si deve avvalere. Io ho fatto questa attività all’interno del Dipartimento della Pubblica sicurezza.

Abbiamo svolto importanti attività con Arnaldo La Barbera, con Giovanni Falcone poi sulle stragi. Quando si è reso necessario realizzare un contributo esterno per il Pubblico Ministero, contenuto forse scevro da influenze del potere esecutivo, mi riferisco a indagini su colletti bianchi, magistrati, su eccellenti personalità della politica, il Pubblico Ministero ha preferito evitare che organi della politica e del potere esecutivo potessero incidere in quelle che erano le scelte della pubblica amministrazione presso la quale i vari soggetti operavano.
Nel fare questo ho fatto una scelta deontologica, cioè di rinunciare alla carriera, allo stipendio, per dedicare tutto il mio lavoro al servizio della magistratura. Questa scelta, anziché essere apprezzata è stata utilizzata dai miei detrattori che fino a ieri mi hanno attaccato in parlamento, al contrario.

Il ministro Brunetta non poteva non riferire che la concessione dell’aspettativa non retribuita che io avevo chiesto era perfettamente regolare, è stata vagliati da vari organi dello Stato, dal Ministero dell’Interno, dal Ministero della Funzione pubblica e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri di Berlusconi, la stessa che mi ha attaccato in maniera così violenta e così assurda dicendo le fandonie che hanno fatto ridere gli italiani perché tutto questo can can che si muove nei miei confronti, questo pericolo nazionale, cioè una persona che da vent’anni lavora con i giudici e i Pubblici Ministeri nei processi di mafia, di stragi, di omicidi, di mafia e politica più importanti che si sono celebrati in Italia, rappresenta un pericolo.

Forse per loro! Per tutti quelli che mi hanno attaccato perché poi la cosa simpatica (è chiaro che ora sto zitto, non posso parlare sono legato al segreto) ma mi scompiscio dalle risate perché tutti i signori giornalisti che mi hanno attaccato, da Farina a Luca Fazzo a Lionello Mancini del Sole 24 ore, al giornalista della Stampa Ruotolo, sono i soggetti protagonisti delle vicende di cui mi stavo occupando. Questo è l’assurdo!

Gli stessi politici che mi stanno attaccando, sono gli stessi protagonisti di cui mi stavo occupando. Da Rutelli a Martelli, Martelli conosciuto ai tempi di Falcone. Parliamo di persone che comunque sono entrate nell’ottica della mia attività. Martelli nei computer di Falcone quando furono manomessi, Rutelli perché è amico di Saladino usciva dalle intercettazioni di Saladino, Mastella per le evidenze che tutti sappiamo e così via, poi dirò quelli che hanno parlato alla Camera al question time, quel giornalista che gli ha fatto il comunicato, cose da ridere! Tra l’altro questi non hanno nemmeno la decenza di far apparire un’altra persona.

No, compaiono loro in prima persona! Sapendo che loro entravano a pieno titolo nell’indagine. Questo è assurdo. Io continuo a ridere perché il popolo italiano che vede questo grande intercettatore, che avrebbe intercettato tutti gli italiani, ma che cosa andavo ad intercettare agli italiani? Per farmi sentire dire che non riescono ad arrivare alla fine del mese? Per sentir dire che i figli hanno perso il posto di lavoro o che sono disoccupati? Che c’è una crisi economica? Ma perché mai dovrei andare ad intercettare gli italiani? Ma quali sono questi italiani che hanno paura di Gioacchino Genchi?

Quelli che hanno paura di Gioacchino Genchi sono quelli che hanno la coscienza sporca, e quelli che hanno la coscienza sporca sono quelli che mi hanno attaccato. E con questo attacco hanno dimostrato di valere i sospetti che io avevo su di loro. Anzi, più di quelli di cui io stesso mi ero accorto, perché devo essere sincero, probabilmente io avevo sottovalutato il ruolo di Rutelli nell’inchiesta Why not.

Rutelli ha dimostrato probabilmente di avere il carbone bagnato e per questo si è comportato come si è comportato. Quando ci sarà la resa della verità chiariremo quali erano i rapporti di Rutelli con Saladino, quali erano i rapporti del senatore Mastella, il ruolo di suo figlio, chi utilizzava i telefoni della Camera dei Deputati… chiariremo tutto! Dalla prima all’ultima cosa. Questa è un’ulteriore scusa perché loro dovevano abolire le intercettazioni, dovevano togliere ai magistrati la possibilità di svolgere delle intercettazioni considerati i risultati che c’erano stati, Vallettopoli, Saccà, la Rai eccetera, la procura di Roma immediatamente senza problemi però apre il procedimento nei confronti del dottor Genchi su cui non ha nessuna competenza a indagare, perché la procura di Roma c’entra come i cavoli a merenda. C’entra perché l’ex procuratore generale di Catanzaro ormai fortunatamente ex, ha utilizzato questi tabulati come la foglia di fico per coprire tutte le sue malefatte e poi le ha utilizzate come paracadute per non utilizzarle a Catanzaro, dove probabilmente il nuovo procuratore generale avrebbe immediatamente mandato a Salerno.
Perché in quei tabulati c’è la prova della loro responsabilità penale. Non della mia. Quindi, non li manda a Salerno che era competente, non li manda al procuratore della Repubblica di Catanzaro che avrebbe potuto conoscere quei tabulati e quello che c’era, non li manda al procuratore della Repubblica di Palermo dove io ho svolto tutta la mia attività ma li manda a Roma che non c’entra niente.

Quindi si va a paracadutare questi tabulati sbagliando l’atterraggio perché in una procura che non ci azzecca nulla. Perché tra l’altro in quei tabulati c’erano delle inquisizioni che riguardavano magistrati della procura della Repubblica di Roma! Su cui stavamo indagando. Ora la procura di Roma indaga su di me e sui magistrati della procura della Repubblica di Roma. Si è ripetuto lo scenario che accadde tra Salerno e Catanzaro e si è ripetuto lo scenario che era già accaduto tra Milano e Brescia all’epoca delle indagini su Di Pietro. Con la sola differenza che all’epoca si chiamava Gico l’organo che fece quelle attività, adesso si chiamano Ros, ma sostanzialmente non è cambiato nulla.

In ultima analisi dico che io sono comunque fiducioso nella giustizia. Hanno cercato di mettermi tutti contro, hanno cercato di dire ad esempio, nel momento in cui c’era un rapporto di collaborazione con la procura di Milano anche fra De Magistris e la procura di Milano, un’amicizia personale fra De Magistris e Spataro, che siano stati acquisiti i tabulati di Spataro. Assurdo! Non è mai esistita un’ipotesi del genere. Nemmeno per idea! Come si fa a togliere a De Magistris l’appoggio della magistratura associata? Diciamo che ha preso i tabulati di Spataro. Come si fa a mettere il Csm contro De Magistris? Diciamo che ha preso i tabulati di Mancino.

Adesso i Ros dicono che nei tabulati che io ho preso ci sono, non so quante utenze del Consiglio superiore della magistratura. Non abbiamo acquisito tabulati del Csm, sono i signori magistrati di cui abbiamo acquisito alcuni tabulati, quelli sì, tra cui alcuni della procura nazionale antimafia ben precisi, due, solo due, che hanno contatti col Csm.

Ha inquisito il Quirinale! Ma quando mai? Se però qualcuno del Quirinale ha chiamato o è stato chiamato dai soggetti di cui ci siamo occupati validamente, bisogna vedere chi dal Quirinale chi ha avuto contatti con queste persone, ma io non ho acquisito i tabulati del Quirinale. A parte che se fosse stato fatto sarebbe stata attività assolutamente legittima perché, sia chiaro, le indagini in Italia non si possono fare soltanto nei confronti dei tossici e magari che siano pure extracomunitari, oppure quelli che sbarcano a Lampedusa nei confronti dei quali è possibile fare di tutto, compresa la creazione dei lager.

La legge è uguale per tutti. Tutti siamo sottoposti alla legge! Perché sia chiaro. Questo lo devono capire. Nel momento in cui a questi signori li si osa sfiorare solo da lontano, con la punta di una piuma, questi signori si ribellano e distruggono le persone che hanno solo il coraggio di fare il proprio lavoro.
Gli italiani questo l’hanno capito. E hanno capito che questo dottor Genchi di cui hanno detto tutte le cose peggiori di questo mondo… e io adesso pubblicherò tutti i miei lavori, dal primo sino all’ultimo pubblicherò tutte le sentenze della Corte di Cassazione, delle Corti d’Appello, delle Corti di Assise, dei tribunali che hanno inflitto centinaia e centinaia di anni di carcere col mio lavoro.
Ma le sentenze di cui io sono più orgoglioso non sono le sentenze di condanna, ma sono le sentenze di assoluzione! Sono quelle persone ingiustamente accusate anche per lavori fatti dal Ros che sono state assolte grazie al mio lavoro e che rischiavano l’ergastolo! E che erano in carcere. Persone che erano in carcere perché avevano pure sbagliato l’intestatario di una scheda telefonica. E adesso questi signori vengono ad accusare me di avere fatto lo stesso lavoro che loro… ma non esiste completamente!
Tutte queste fandonie e la serie di stupidaggini che sono state perpetrate addirittura in un organismo che è il Copasir! Che si deve occupare dei servizi di vigilanza sulla sicurezza, non sui consulenti e sui magistrati che svolgono la loro attività sui servizi di sicurezza! Noi abbiamo trovato delle collusioni di appartenenti ai servizi di sicurezza, con delle imprese che lavorano per i servizi di sicurezza, che lavorano nel campo delle intercettazioni, che costruiscono caserme con appalti dati a trattativa privata per milioni di euro, noi stavamo lavorando su quello! Stavamo lavorando su quello e ci hanno bloccato perché avevano le mani in pasta tutti loro! Questa è la verità.

Questa è la verità e adesso mi hanno pure dato l’opportunità di dirla perché essendo indagato io non sono più legato al segreto perché mi devo difendere! Mi devo difendere con una procura che non ci azzecca nulla con la competenza, la procura di Roma, mi difenderò alla procura di Roma.

Però sicuramente la verità verrà a galla! E non ci vogliono né archivi né dati perché sono tre o quattro cose molto semplici. Le intercettazioni di Saladino utili saranno una decina, quando fu intercettato prima che De Magistris iniziasse le indagini, ma sono chiarissime! E l’attacco che viene fatto nei miei confronti parte esattamente dagli stessi soggetti che io avevo identificato la sera del diciannove luglio del 1992 dopo la strage di via D’Amelio, mentre vedevo ancora il cadavere di Paolo Borsellino che bruciava e la povera Emanuela Loi che cadeva a pezzi dalle mura di via D’Amelio numero diciannove dov’è scoppiata la bomba, le stesse persone, gli stessi soggetti, la stessa vicenda che io trovai allora la trovo adesso!
Ancora nessuno ha detto che io sono folle. Anzi, sarò pericoloso, terribile ma che sono folle non l’ha detto nessuno. Bene allora quello che io dico non è la parola di un folle perché io dimostrerò tutte queste cose. E questa è l’occasione perché ci sia una resa dei conti in Italia. A cominciare dalle stragi di via D’Amelio alla strage di Capaci. Perché queste collusioni fra apparati dello Stato servizi segreti, gente del malaffare e gente della politica, è bene che gli italiani comincino a sapere cosa è stata.”

Italia dall’estero: il solito giornale comunista, il New York Times, torna alla carica di Berlusconi

Si si, siamo alle solite i giornali comunisti invidiosi delle capacitá ed incredibili risultati di Silvio Berlusconi, lo denigrano, inventano accuse e addirittura pretende che la condanna a Mills avrebbe dovuto dare un colpo da ko al governo stesso. Poveri illusi, per fortuna in Italia ancora l’informazione pseudo-sovietica del New York Times non fa breccia, viva la Democrazia, viva la libertá, per fortuna che Silvio c’é!!!

Preso da: Italiadallestero.info

Link all’articolo originale: New York Times

L’Italia condanna un avvocato per aver preso una tangente per proteggere il Premier
Pubblicato mercoledì 18 febbraio 2009 in USA

[New York Times]

Roma – Martedì il tribunale di Milano ha presentato una sentenza che manderebbe le istituzioni politiche di molti paesi in tilt. Ha accusato l’avvocato inglese David Mills di aver accettato 600.000 dollari per mentire al fine di proteggere il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi.

In Italia, la sentenza non era nemmeno una delle notizie principali al telegiornale della sera. Questo onore è andato al maggior opponente politico di Berlusconi, Walter Veltroni, che si è dimesso martedì dopo la netta sconfitta del suo partito lunedì alle elezioni per presidente della Sardegna, in cui il candidato del Partito Democratico ha perso contro il figlio del commercialista di Berlusconi. Così la storia del giorno non era sulla corruzione, ma sulla presa di potere sempre più asfissiante di Berlusconi in Italia.

Mills afferma che farà ricorso in appello. “Sono innocente, ma questo è un caso altamente politicizzato” ha affermato in una dichiarazione.

In effetti Berlusconi è stato un co-imputato fino all’anno scorso, quando ha fatto passare una legge in Parlamento che garantisce alle più alte cariche, in particolare a sè stesso, l’immunità contro l’azione giudiziaria mentre è in carica.

Nonostante le logiche irrazionali della politica italiana, la sentenza piuttosto che una sconfitta per Mills, sembra l’ennesima vittoria per Berlusconi il quale in 15 anni di dominio della vita politica italiana è riuscito a trasformare ogni sconfitta legale in capitale politico.

Un miliardario che possiede il più grande impero mediatico privato in Italia, Berlusconi è stato ripetutamente accusato di corruzione, solo per vedere le accuse rovesciate in appello o appassire quando cadevano in prescrizione. Lui si è dichiarato innocente in tutti i casi. Più Berlusconi sfrutta il sistema a suo vantaggio, più gli italiani sembrano ammirarlo.

“C’è una parte della società italiana che pensa che sia scandaloso che ci sia un Presidente del Consiglio che ha affrontato così tante accuse, che abbia un enorme conflitto di interessi” ha affermato Sergio Romano, un editorialista per il quotidiano Corriere della Sera. “Probabilmente è una minoranza, ma è abbastanza rumorosa”.

“Credo che la domanda che ci dobbiamo porre è perché c’è una parte della società italiana che non è scandalizzata” ha aggiunto.

La maggior parte degli italiani non può neanche fare ordine fra i vari casi giudiziari di Berlusconi. Sembra che anche lui ci riesca appena. “Sono il detentore universale di un record per il numero di processi nella intera storia dell’uomo e anche delle creature che vivono negli altri pianeti,” ha detto l’anno scorso.

Roberto D’Alimonte, un professore di scienze politiche all’Università di Firenze, ha affermato: “Le sole persone che si preoccupano fanno parte della minoranza anti-Berlusconi. La pubblica opinione non si preoccupa. Tutto questo è parte del fenomeno Berlusconi.”

C’è anche una specie di condiscendenza cattolica, per la quale è accettato che gli esseri umani sono peccatori.

Alexander Stille, l’autore del “Sacco di Roma”, un resoconto critico dell’ascesa di Berlusconi, afferma che la maggior parte degli italiani “si sono convinti che la politica sia un affare sporco, che tutti abbiano degli scheletri nell’armadio. I giudici hanno prestato più attenzione a Berlusconi che a tanti altri cittadini, per cui hanno trovato più scheletri nell’armadio”.

Berlusconi è entrato in politica nel 1994, sulla scia di uno scandalo di corruzione nel quale un terzo del Parlamento è stato coinvolto. La magistratura allora era vista come una eccellente braccio del governo.

Ma nel corso degli anni, Berlusconi è riuscito a trasformare la percezione dell’opinione pubblica nei confronti della magistratura con le sue incessanti accuse secondo le quali i magistrati sono ideologi di sinistra che lo hanno preso ingiustamente di mira. “C’è una parte del paese che è spaventata della sinistra; hanno paura della sinistra e Berlusconi approfitta di quelle paure” ha spiegato Romano.

A dicembre, i Pubblici Ministeri hanno accusato Mills di aver accettato denaro nel 2000 in cambio di aver fornito falsa testimonianza nei processi del 1997 e 1998, collegati alle compagnie estere che Mills aveva contribuito a creare negli anni novanta per la Fininvest, la società per azioni di Berlusconi.

I Pubblici Ministeri affermano che Mills non abbia rivelato alla corte che due compagnie estere che compravano diritti cinematografici negli Stati Uniti erano collegate a Berlusconi, secondo quanto riportato da Associated Press. Hanno anche detto che Mills non ha rivelato una telefonata con Berlusconi nella quale i due discussero quelli che furono definiti pagamenti illeciti da parte di Berlusconi al leader socialista Bettino Craxi, morto nel 2000.

Martedì Mills ha ricevuto una condanna di quattro anni e mezzo, ma è improbabile che vada in prigione. Secondo la legge italiana, la reclusione comincia solo dopo una sentenza definitiva. È anche improbabile che i due successivi appelli si concludano prima del 2010, quando il limite di dieci anni per la prescrizione sarà scaduto. Analogamente, se Berlusconi rimane in carica fino a quel momento, il caso contro di lui sarà estinto.

I Pubblici Ministeri di Milano incominciarono a investigare Mills nel 2004, dopo un soffiata delle autorità londinesi, quando il commercialista di Mills si era fatto avanti denunciando il potenziale uso improprio di denaro.

Nel 2004, Mills scrisse al suo commercialista, Bon Drennan, riguardo alla situazione fiscale di un pagamento fatto da Berlusconi. In una lettera a Drennan, Mills scrisse: “Non ho mentito, ma ho aggirato ostacoli molto complicati, per dirla con un eufemismo e ho tenuto Mr B. fuori da un mare di guai nei quali l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo”, secondo una copia della lettera che è stata ampiamente pubblicata.

In cambio della sua testimonianza, ha affermato, ha ricevuto denaro che “poteva considerare come un prestito a fondo perduto o un regalo”.

Nel luglio 2004, Mills disse ai Pubblici Ministeri di Milano che la lettera era corretta e che aveva ricevuto 600 mila dollari da collaboratori di Berlusconi come premio per aver fornito una testimonianza favorevole. Più tardi Mills ha ritrattato la sua dichiarazione.

Mills è l’ex marito del Ministro per le Olimpiadi britannico, Tessa Jowell, che in una dichiarazione di martedì emanata dal suo ufficio ha affermato: “Questo è un colpo terribile per David e, nonostante la nostra separazione, non ho mai dubitato della sua innocenza.”

Il Pubblico Ministero nel processo Mills, Fabio de Pasquale, ha messo in dubbio la legalità della legge che garantisce l’immunità a Berlusconi e alle più alte cariche dello stato. La Corte Costituzionale non ha ancora emesso una decisione sulla questione.

Le cronache in autunno hanno riportato che Berlusconi stava pensando di nominare Niccolò Ghedini, il suo avvocato, a una posizione vacante nella Corte Costituzionale. In un’intervista lo scorso autunno Ghedini ha affermato che sarebbe stato improbabile, ma non a causa del suo coinvolgimento nei processi del Presidente del Consiglio. “No, niente affatto” ha affermato allora. “Ma perché mi piace fare l’avvocato. Non vorrei mai diventare giudice”.

Italia dall’estero: solo gli elettori del centro destra non si accorgono di avere un leader vergognoso?

Ma veramente lo spauracchio dei rossi mangiabambini (e poi dove siano tutti sti comunisti lo devono ancora spiegare) basta per far continuare a votare un signore vergognoso, bugiardo, corruttore da sempre, nonostante tutto? Meglio addirittura della scheda bianca o magari di una sacrosanta astensione per mancanza di meno peggio, o per un giusto rifiuto di votare il meno peggio? Sará meglio che molti piú italiani di quelli attuali (per ora per lo piú ex di sinistra che ex destra) si stanchino e smettano di votare gente come questa. Tanto piú un caso vergognoso come il piú antiliberale, meno uomo di stato e piú corruttore di tutti i presidenti del consiglio della storia d’Italia e probabilmente della storia delle democrazie occidentali.

tratto da: http://italiadallestero.info/archives/3410

(articolo originale in Tedesco: link)

Il caso Englaro dimostra la pericolosità di Berlusconi
Pubblicato martedì 10 febbraio 2009 in Germania
[Tagesschau]

Anche se a volte viene qualche dubbio, l’Italia è uno Stato di Diritto. E ieri in Italia ha vinto il Diritto. Eluana Englaro, la paziente di 38 anni in coma, è morta, quattro giorni dopo la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali. Alla base di questa forma passiva di accompagnamento alla morte c’era una sentenza della corte d’appello di massimo grado.

Quello che tuttavia irrita è il comportamento assolutamente contrario allo Stato di Diritto del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, che ha avuto mesi per varare una legge sulle disposizioni dei pazienti. Invece Berlusconi si è dato da fare seriamente solo venerdì scorso, giorno in cui è stato improvvisamente sopraffatto dall’urgenza del caso di Eluana Englaro. Allora, tutt’a un tratto, si è reso necessario un decreto d’urgenza che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha potuto firmare a causa della sua incostituzionalità.

PROBLEMA CON LA DIVISIONE DEI POTERI

Che si sia trattato di un intrigo risulta ancora più evidente se si legge la prima pagina del giornale di Berlusconi, Il Giornale, che è uscito oggi con un grande titolo, “L’hanno uccisa”, e che ha criticato apertamente il Presidente della Repubblica. “Avrebbe potuto impedirlo, complimenti Napolitano”, scrive cinicamente.

Berlusconi ha un problema con la divisione dei poteri del suo paese, questo va riconosciuto. Non ha paura né di attaccare il Capo dello Stato, né ha rispetto per le sentenze della suprema corte d’appello italiana, se questi non coincidono con i suoi piani. Spadroneggia in Parlamento, che in base alle sue disposizioni vara o respinge le leggi a piacimento, come è successo nel caso Englaro. E qualcos’altro è risultato chiaro: il capo del Governo controlla quasi tutte le televisioni e molti giornali e fa un uso vergognoso di questo potere. Nessuno parla del suo conflitto d’interessi, che lui – nonostante le promesse – non ha mai risolto.

Berlusconi governa il paese come un signorotto feudale. Si comporta come se guidasse una Vespa nel traffico caotico di Roma: ignora i semafori rossi, se c’è coda sale sul marciapiede, e nel dubbio la colpa è sempre degli altri. Quest’uomo, che oltre alle battute sul colore della pelle del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, racconta anche spesso in pubblico barzellette sui campi di concentramento (l’ultima volta è successo il 17 gennaio, senza che i media italiani ne abbiano parlato), non è solo insopportabile. E’ soprattutto pericoloso. Pericoloso per la democrazia, pericoloso per l’immagine del Paese. Non persegue gli interessi dell’Italia, persegue solo i suoi.

FARE EDUCATAMENTE FINTA DI NIENTE È LA STRATEGIA SBAGLIATA

Silvio Berlusconi all’estero viene spesso sottovalutato, come “un pazzo che non va preso sul serio”, che cerca solamente di attirare l’attenzione con le sue ripetute uscite. Io credo che questo sia un grande errore. Sorridere e fare educatamente finta di niente davanti a questo o a quel passo falso è proprio la strategia diplomatica più sbagliata. Quest’uomo va preso sul serio, bisogna tenerlo d’occhio, bisogna criticarlo. E non dimentichiamo che quest’anno l’Italia ha la presidenza del G8.

Quel che fa più male: nel caso Eluana il comportamenteo di Berlusconi è stato sostenuto, se non addirittura ispirato, dalla Chiesa cattolica. Ovviamente la Chiesa si batte contro ogni forma di eutanasia – questo è sacrosanto. Ma che nel farlo stringa anche alleanze con Berlusconi, invece di criticarlo apertamente per la sua politica pericolosa, è un vero peccato.

In occasione del vertice italo-tedesco di Trieste il Presidente del Consiglio italiano si è nascosto dietro una colonna e è sbucato facendo allegramente cucù all’arrivo della cancelliera tedesca. Purtroppo molti italiani non hanno ancora capito che razza di tipo abbiano effettivamente eletto.

Relativismo Etico!!!

big-lobo69

da Viaggio nel Silenzio.

ps: Interessante video sul pensiero della chiesa su chi deve intervenire in caso di reati legati alla pedofilia … dalla polizia si va, “forse”, “eventualmente”, “dipende” …

Giustizia a Bugie: come creare una falsa emergenza per cancellare le Intercettazioni

La politica è nuovamente all’attacco della giustizia. Continuano a bombardaci con l’emergenza intercettazioni. Berlusconi esce con un’altra delle sue BUGIE ENORMI, per preparare a condizionare l’opinione pubblica. Obiettivo unico della Casta trasversale, togliere le intercettazione per i loro reati, rendere impossibile una giustizia già in difficoltà. Sono balle senza gambe, inconsistenti ma con i media asserviti che abbiamo, potrebbero bastare per passare come verità. Passate parola, è molto importante capire cosa ci stanno propinando, video e testo a seguire!!!

Testo:
“Io so che ancora una volta ci stanno prendendo per il culo, soltanto che non lo fanno con le solite ballette quotidiane.
Questa volta stanno organizzando una grande operazione di disinformatia di stampo sovietico o sudamericano, come volete.
O italiano: diciamo pure di stampo italiano, italiota.
Lo fanno perché hanno paura degli elettori che forse hanno cominciato a intuire quale gigantesca porcata debbano nascondere, o quali gigantesche porcate debbano nascondere con questa legge inciucio contro le intercettazioni.
Per la prima volta, non sono riusciti, Berlusconi e i suoi complici, a convincere l’opinione pubblica che in Italia ci vogliano meno intercettazioni.
Gli italiani, per motivi ovvi di intelligenza e per interesse alla loro sicurezza, sanno che è giusto e doveroso rinunciare a un pezzettino della nostra privacy per mettere qualche telecamera in giro, per acchiappare più delinquenti, per mettere dei telefoni sotto controllo per acchiappare più delinquenti.
Ma anche per scoprire, eventualmente, se c’è qualche innocente che è finito ingiustamente in un’inchiesta, grazie alle intercettazioni.
Si riesce immediatamente a scindere la responsabilità dei colpevoli e degli innocenti, quindi le intercettazione per chi non ha niente da nascondere è una risorsa.
Invece, per chi ha molto da nascondere, è un pericolo.
Questo non sono riusciti a farlo passare, ancora, nemmeno l’orchestra nera che ci martella da vent’anni è riuscita a convincerci che dobbiamo accettare, per il nostro bene, meno intercettazioni per i reati di lorsignori, e dunque anche per i reati di strada.
Pare che persino gli elettori leghisti – per fortuna, meglio tardi che mai – si stiano ribellando e stiano premendo sui loro rappresentanti perché non firmino la porcata che Berlusconi vuole fare.
E ci raccontano, i giornali, che la partita è se entrerà o meno la corruzione fra i reati per i quali non si potrà più intercettare.

Una porcata da buttare nel cesso

Il problema non è solo la corruzione: nel disegno di legge che è stato presentato dal Consiglio dei Ministri a luglio, come ci siamo già detti più volte ma repetita iuvant, si vieta di intercettare per reati come lo stupro – in questi giorni si parla molto di stupro, Berlusconi promette addirittura un soldato per ogni bella donna e in futuro magari anche per ogni vecchietta che va a ritirare la pensione, per ogni vecchietto maschio che ritira la pensione, per ogni massaia che va a fare la spesa.
Insomma, ci sarà metà della popolazione che fa il soldato e metà che fa il derubato.
E chi li deruba poi, fra l’altro? Bisognerebbe importare dall’estero i delinquenti. Siamo alla follia.
Ma per quanto riguarda il divieto di intercettazione, il disegno di legge del Consiglio dei Ministri le proibisce per lo stupro, il sequestro di persona, l’associazione a delinquere, l’estorsione, la ricettazione, la truffa, il furto, il furto in appartamento, la rapina, lo scippo, lo spaccio di droga al dettaglio, l’omicidio colposo e tutti i reati finanziari.
Il problema è prendere questa porcata gigantesca e buttarla nel cesso, questo dovrebbe fare un partito serio, ammesso che la Lega riesca ancora ad esserlo ogni tanto, invece di star lì a ritoccare un reato sì, un reato no.
Questi sono tutti reati per i quali oggi si può intercettare e, infatti, già abbiamo dei problemi a scoprire dei colpevoli perché ce ne vorrebbero di più di intercettazioni e di indagini collegate
Invece, causa riduzione continua dei mezzi e dei fondi, ne abbiamo sempre di meno e abbiamo pochi colpevoli scoperti.
Figuratevi quando non potremo nemmeno intercettarli quanti criminali in libertà avremo: dovremo barricarci in casa dopo che passa questo legge con i cavalli di Frisia e i sacchetti di sabbia alle finestre per farci giustizia da soli.
Questo è quello a cui ci vogliono portare.

La balla del Grande Orecchio

Allora, dato che la gente non l’ha ancora bevuta la bufala delle intercettazioni, stanno esagerando, stanno sfiorando il muro del suono, stanno superando i limiti della decenza, ammesso che ne abbiano.
Ci stanno, cioè, rifilando un’altra super balla per convincerci che siamo in preda al Grande Fratello, il Grande Orecchio, lo spione degli spioni, l’uomo nero che, nascosto in un ufficio a Palermo, intercetta tutto e tutti con gravi violazioni della privacy.
Mettendo in pericolo la democrazia.
Questo mostro si chiama Gioacchino Genchi, è un vice questore della Polizia in aspettativa, fin dai tempi di Giovanni Falcone collabora con i magistrati più impegnati in tutta una serie di indagini che hanno a che fare con l’informatica e la telefonia, perché ha accumulato un’esperienza unica in Europa, in questa materia.
Aiuta i magistrati a incrociare le telefonate e i tabulati telefonici nei processi di omicidio, di rapina, di mafia, di ‘ndrangheta, di camorra, di tangenti, di strage.
Perché è utile e indispensabile una figura come la sua? Perché non basta fare come tante bestie con la penna in mano fanno sui giornali: prendere le intercettazioni, far il copia-incolla e spiaccicarle sulla pagina di giornale o farle sentire in televisione.
Le intercettazioni vanno lette e soprattutto vanno capite.
Al telefono, molte persone cercano anche di parlare un linguaggio convenzionale, o anche se non cercano di parlarlo finiscono per farlo: si parla molto male al telefono, si capisce poco, spesso.
Ecco perché è importante capire a che ora avviene quella telefonata, in che posto, dopo quali altre telefonate e prima di quali altre telefonate avviene quella chiamata.
Perché se senti dire a uno “ho parlato con Ciccio”, da sola quella telefonata non ti dice niente.
Allora devi andare a vedere cosa è successo prima, se ci sono dei “Ciccio”.
“Sto andando a parlare con Pippo”. Chi è Pippo? Andiamo a vedere dopo. Andiamo a vedere dove si trovava Pippo un attimo dopo che questo dicesse “sto andando a parlare con Pippo”.
Allora abbiamo la prova che il Pippo era veramente lui, che i due si sono incontrati, perché stavano nella stessa cella territoriale da cui è partita la chiamata e dove, poi, c’è stato l’incontro.
Dunque, gli incroci fra le telefonate intercettate e i tabulati telefonici richiedono intelligenza, perché prese così non dicono mai niente, non vogliono dire niente e nei processi non sono utili e a volte vengono assolti i colpevoli proprio perché gli investigatori non sono riusciti a far fruttare, a trasformare in prova evidente ciò che avevano nelle carte, nei tabulati e nelle telefonate.
Ecco perché sono utili questi consulenti tecnici che sanno usare l’informatica e sanno incrociare i dati e arrivare a delle conclusioni, per cui anche una telefonata insignificante può diventare la prova regina per incastrare un assassino.
In questi giorni si parla di Genchi come il consulente di De Magistris. Certo, è stato consulente anche nelle indagini di De Magistris, ma nessuno racconta quanti omicidi insoluti ha fatto risolvere Genchi con questo sistema, quanti assassini che stavano in libertà oggi sono in galera grazie alle consulenze di Gioacchino Genchi.
Io lo posso dire tranquillamente: lo conosco da anni, lo apprezzo, penso che sia una persona estremamente perbene.
E’ un signore che vive del suo lavoro, che praticamente lavora sempre, giorno e notte, al servizio nostro, per renderci più sicuri: al servizio della giustizia.
Questo per come lo conosco io è Gioacchino Genchi.

Lo sterminio di massa

Viene linciato per quale motivo? Per due motivi.
Uno è proseguire la guerra a quelli che, a Catanzaro, hanno osato sollevare il coperchio sul pentolone del letame che ribolliva e a ricominciato a bollire da quando De Magistris è stato cacciato e da quando i magistrati di Salerno, che avevano riaperto quel coperchio, sono stati a loro volta cacciati.
Ragion per cui ho iniziato il mio intervento con “Io so”, per proseguire quelli di Sonia Alfano, di Salvatore Borsellino, Carlo Vulpio, Beppe Grillo per invitarvi tutti quanti a essere con noi mercoledì mattina in piazza Farnese in difesa dei magistrati di Salerno e, direi, da oggi anche di Gioacchino Genchi e quelli come lui.
Bisogna proseguire nello sterminio di massa iniziato con De Magistris, proseguito con la Forleo, con il capitano Zaccheo che lavorava con De Magistris, con il consulente Sagona che lavorava con De Magistris, con i colleghi di De Magistris come il dottor Bruni che hanno voluto fare sul serio nel prosieguo delle sue indagini e sono stati ostacolati dai loro capi.
Nello sterminio di Carlo Vulpio che non si occupa più di questo caso perché ci capiva troppo, nello sterminio di Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani e il loro procuratore Apicella che sono stati fucilati alla schiena da un plotone di esecuzione plurimo, che sparava tutto nella stessa direzione, formato dal CSM, dal suo capo – il Capo dello Stato – dall’Associazione Magistrati che adesso sta tentando dei penosi ripensamenti, delle penose lacrime di coccodrillo e da tutta la classe politica.
Voglio in qualche modo – sono disperati, ormai – dimostrare che a Catanzaro De Magistris e suoi hanno fatto qualcosa che non andava, perché sono tre anni che stanno cercando un pelino nell’uovo per dimostrare che c’era qualche irregolarità non in quelle enormi ruberie di fondi pubblici che si stavano scoprendo, ma nelle indagini e nelle persone di chi stava indagando.
Questa è la prima ragione per cui Genchi è nel mirino.
La seconda e fondamentale ragione per cui è nel mirino in questo momento l’ha detta Berlusconi, che ormai non se ne accorge neanche più ma confessa!
Questo è il suo giornale, il suo house organ, il suo bollettino parrochiale: “Intervista a Berlusconi – un’esclusiva, intervista a padrone – intercettazioni, vi dico quel che farò” “Una legge che taglia tutto, Bossi è già d’accordo, gli altri verranno convinti dallo scandalo Genchi. Non ho paura per me ma per la privacy degli italiani”.
Lo fa per noi, naturalmente.
Gli altri verranno convinti dallo scandalo Genchi: naturalmente non c’è nessuno scandalo Genchi, l’unico scandalo sono le porcate che ha scoperto Genchi per conto del PM De Magistris.

L’ennesima operazione di disinformatia

Lo scopo di questa guerra a Genchi, in questo momento, è cercare di ribaltare l’opinione pubblica con l’ennesima operazione di disinformatia.
Ricordate quando il Cavaliere, nell’ottobre del 1996, si presentò con un oggetto enorme e lo mostrò alle telecamere per tutto il mondo e disse “questa è una microspia”.
Poveretto, era una specie di frigobar portatile per le dimensioni ma lui la chiamava microspia.
I giornali, alcuni spiritosamente, la ribattezzarono “il cimicione”.
Lui si era inventato di essere spiato dalle procure deviate che gli avevano nascosto dietro il radiatore del suo studio a Palazzo Grazioli una cimice perfettamente funzionante, e quindi sgomento annunciò al mondo che in Italia la magistratura era arrivata a un tale livello di eversione da intercettare illegalmente e incostituzionalmente il capo dell’opposizione.
Tutto il Parlamento abboccò, D’Alema in lacrime corse a dargli solidarietà.
Erano già d’accordo per fare la bicamerale e, mentre D’Alema veniva eletto anche coi voti di Forza Italia in bicamerale, la procura di Roma scoprì che quella cimice intanto non funzionava, era un ferrovecchio dell’ante guerra, e soprattutto a piazzarla non era stata nessuna procura deviata ma il migliore amico del capo della sicurezza di Berlusconi, mandato a bonificargli l’alloggio.
Dato che nell’alloggio non aveva trovato niente aveva pensato di nascondere questa ciofeca dietro il radiatore per aumentare il proprio compenso e farsi bello davanti al padrone di casa.
Noi abbiamo vissuto per una settimana in un clima da colpo di Stato a causa di una delle tante bufale orchestrate dal Cavaliere e dai suoi sodali.
Bufala che quando è stata poi smontata nessuno l’ha scritto, e infatti era servita per solidificare l’inciucio destra-sinistra con D’Alema presidente della bicamerale, proprio per tagliare le unghie ai magistrati che non avevano fatto niente.
Come non avevano fatto niente neanche questa volta, di illegale.
Certo, ci sono stati episodi, scandali veri in questi anni di intercettazioni illegali.
Sono quelle di cui i politici non parlano mai.
Si è scoperto di spionaggi illegali, ancora peggio.
Si è scoperto che il Sismi del generale Pollari e del suo fedelissimo Pio Pompa – quello che teneva a stipendio il giornalista Renato Farina, detto Betulla, che adesso sta in Parlamento non a caso nel Popolo della Libertà provvisoria, dopo aver patteggiato una pena per favoreggiamento nel sequestro di persona di Abu Omar – spiava illegalmente magistrati, giornalisti, imprenditori.
Sono tutti a giudizio a Roma questi signori, naturalmente, ma nessuno ne parla.
Si è scoperto che la security della Telecom, un’azienda privata, aveva messo in piedi un archivio di informazioni e dossier completamente illegali.
Sono a giudizio anche il capo e i suoi collaboratori, Tavaroli & c.
Tronchetti Provera, che è molto perspicace, non aveva capito niente di quello che succedeva nell’ufficio accanto e ha avuto molti elogi dal suo giornale, il Corriere della Sera, per il fatto di non aver capito una mazza di quello che succedeva da parte di un signore a cui lui dava una sessantina di milioni di euro all’anno di budget.
Per fare che cosa non l’aveva capito, ma un manager non è mica li per capire cosa succede nella sua azienda, è pagato per non sapere.
Questi sono gli scandali di cui frettolosamente ci siamo spogliati perché i politici sono ricattabili o ricattati da queste persone e quindi le coprono e le proteggono.
Di Genchi non c’è niente di scandaloso, nel senso che Genchi fa esattamente quello che gli chiedono i magistrati secondo quello che è previsto dalla legge.
Voi leggete sui giornali: “Berlusconi, è in arrivo uno scandalo enorme”, “I segreti che inquietano il Palazzo”, “Anche De Gennaro nell’archivio segreto Genchi”, “Rutelli: ci sono cose rilevanti”, “Archivio Genchi: fatti rilevanti per la democrazia” – questo dice Rutelli – “Rutelli: intercettazioni, libertà in pericolo”, “Mastella: denunciai l’archivio Genchi ma nessuno mi ascoltò”.
In realtà stavano ascoltando lui, perché parlava con una serie in indagati del processo Why Not, esattamente come Rutelli che era amico di Saladino.
“L’orecchio che ascoltava tutto il potere”, “In migliaia sotto controllo, presto un grande scandalo”.
E avanti di questo passo.

Disinformazione organizzata allo stato puro

Questo è disinformazione organizzata allo stato puro.
Genchi non ha mai fatto un’intercettazione, ma nemmeno per scherzo. Genchi non intercetta.
Genchi riceve dalle procure della Repubblica che l’hanno nominato consulente le intercettazioni e i tabulati telefonici per fare quel lavoro di incrocio e di mosaico, per ricostruire la storia, il contesto di ogni telefonata e tabulato.
Che differenza c’è tra l’intercettazione e il tabulato? L’intercettazione registra quello che le due persone al telefono, o in una stanza, si dicono – telefonica o ambientale.
Il tabulato è, come tutti sanno, l’elenco delle telefonate fatte e ricevute da un numero di telefono, da un utenza telefonica.
Il tabulato del mio telefono riporta tutte le telefonate che io ho fatto in partenza, cioè i numeri che ho chiamato io, e tutti i numeri che hanno chiamato me.
Aggiunge alcune informazioni: l’ora esatta, la durata esatta della telefonata, il luogo nel quale io mi trovavo mentre parlavo e l’altra persona si trovava, e naturalmente il numero di telefono dell’altra persona quando non è criptato.
Questo è il tabulato.
Dimostra un rapporto più o meno intenso fra due persone: se si chiamano alle quattro del mattino sono persone che hanno un rapporto piuttosto confidenziale; se si chiamano quaranta volte al giorno hanno un rapporto confidenziale.
Se c’è una telefonata in tutto potrebbe persino essere una telefonata muta, alla quale l’altro non risponde e non saprà mai di avere ricevuto questa telefonata.
E’ evidente che ci vuole intelligenza investigativa per capire la differenza e capire che tipo di rapporti denotano questi tabulati e telefonate.
Genchi non ha mai intercettato nessuno: riceve telefonate già fatte e disposte da un GIP su richiesta di un Pubblico Ministero e riceve i tabulati che formano il corollario.
E studia, incrocia e riferisce al magistrato, viene sentito in udienza, viene contro interrogato dagli avvocati dell’imputato il quale ha tutti gli strumenti per dire “hai sbagliato, perché quella telefonata l’hai interpretata male, quel contatto non c’è stato”.
C’è il contraddittorio nel processo, questo avviene, questo fa Genchi.
Dice: “centinaia di migliaia di intercettazioni”. Assolutamente no.
Nelle indagini di Catanzaro, Poseidone e Why Not”, c’erano decine e decine di indagati e quindi decine e decine di intercettati, ciascuno dei quali usava diversi telefoni e schede.
In più, abbiamo i numeri degli indagati, diverse decine, e poi i numeri delle persone che venivano chiamate o chiamavano questi indagati e che risultano dai tabulati.
Quindi abbiamo evidentemente diverse centinaia di numeri.
I numeri trattati da Genchi nelle indagini di Catanzaro sono circa 730-780. Voi leggete che ci sono dei parlamentari, eppure non si può intercettare o prendere il tabulato di un parlamentare.
E’ ovvio, ma prima devi saperlo che quel numero è di un parlamentare.
Se l’indagato Saladino chiama o riceve una chiamata da Mastella o Rutelli, che sono parlamentari e non possono essere intercettati, se è intercettato il numero di Saladino si sente la voce di Mastella o Rutelli.
Se si prende il tabulato di Saladino, certo che ci saranno anche i numeri che usano Mastella e Rutelli: e tu come fai a saperlo? Non si capisce mica dal prefisso se il numero è di Rutelli o è mio, se è di un parlamentare o no, di un agente segreto o no.
Quando chiedi di chi è il numero che compare nel tabulato ti dicono: “guarda che appartiene alla Camera dei Deputati”, e non basta ancora per stabilire che è di un parlamentare.
Potrebbe essere un impiegato, un cancelliere, un usciere.
Quando scopri di chi è, è chiaro che se scopri che è di un parlamentare prima di utilizzare quell’informazione devi chiedere il permesso al Parlamento perché in Italia è previsto questo.
Ma come fai a saperlo prima? Quando lo acquisisci è un elenco di numeri tutti uguali per te.
E’ dopo, quando scopri di chi sono, che eventualmente ti fermi nell’utilizzarli e chiedi al Parlamento l’autorizzazione a utilizzarli.
Esattamente come la questione De Gennaro, l’ex capo dei servizi segreti e oggi capo del coordinamento dei servizi: non è vero niente, ma può anche darsi che non se ne sia neanche accorto che ci sia tra i numeri di telefono di questi incroci un numero usato dai servizi.
Chi lo può escludere? L’importante è che De Gennaro non era indagato e non è stato sospettato di niente, se poi risulta una sua telefonata con qualcuno, c’erano un sacco di persone, agenti di polizia, magistrati, che stavano sotto intercettazione: potrebbe risultare chiunque.
Vuol dire che Genchi spiava De Gennaro? Assolutamente no! Ma questo per fortuna De Gennaro, visto che di queste cose se ne intende, lo sa meglio di noi.
Dice: se ci sono agenti segreti e quelli parlano al telefono di segreti di Stato, intercettandoli si violano dei segreti di Stato. Pericolo! Aiuto! Il nemico ci ascolta!
Bene, questa è un’altra bufala clamorosa che è già venuta fuori quando la procura di Milano ha intercettato alcuni agenti del Sismi capeggiato dal generale Pollari, col fido Pio Pompa al fianco, nell’inchiesta sul sequestro di Abu Omar e ha acquisito dei tabulati.
Anche lì i soliti politici che proteggono Pollari, Rutelli, Berlusconi, sono insorti dicendo che – Cossiga! – non si possono intercettare agenti segreti perché se parlano di segreti di Stato al telefono questo esce fuori e la sicurezza nazionale è in pericolo.
Per legge, i militari e gli agenti segreti hanno il divieto di trattare argomenti classificati al telefono. Classificati vuol dire riservati in varie gradazioni, quindi a maggior ragione è vietato parlare al telefono con chicchessia di segreti di Stato, da parte dei titolari di quei segreti.
E’ impossibile che qualcuno intercettando un agente segreto o un militare violi il segreto di Stato, perché già sa che per legge l’agente segreto al telefono non parla di segreti di Stato.
Se parla di segreti di Stato, chi lo viola il segreto? L’agente segreto che ne parla, non il magistrato che lo intercetta!
Quindi, se tutti seguono la legge, non c’è mai un segreto di Stato che venga fuori da un’intercettazione, tanto meno da un tabulato da cui risulta un numero ma non il contenuto della telefonata.
Voi vi rendete conto della enormità della bugia con una piccola aggiunta: Genchi ha decine di migliaia di utenze sotto controllo? Vi ho già detto che non è vero.
Genchi può avere trattato, nella sua carriera che dura da trent’anni, centinaia di migliaia di utenze telefoniche: sono trent’anni che riceve intercettazioni, tabulati e li incrocia.
Indagati, non indagati, collaterali e affini, come diceva Totò.
Può darsi che in questo momento, dato che ha molti incarichi per molte procure d’Italia – casi di omicidi, rapina, mafia, camorra, ‘ndrangheta, tangenti, evasioni fiscali, stragi, associazioni per delinquere, droga, delitti vari – può darsi che abbia in complesso migliaia di informazioni.
E’ chiaro che se sta lavorando a qualche indagine a carico di qualcuno che ha rapporti con Berlusconi, ci sarà il numero di Berlusconi.
Esattamente come indagando su Saladino c’era nel tabulato il numero di Rutelli, di Mastella etc.
Li ha ascoltati lui? No, li hanno ascoltati i magistrati poi gli hanno passato le informazioni perché lui le elaborasse.
Voi capite come da una questione innocua, anzi positiva – tutti dovremmo essere grati a Genchi per quello che fa – ci stanno montando ad arte un clamoroso caso di disinformatia non solo per impedire a lui di continuare a fare questo lavoro, utile per la collettività, cioè acchiappare i delinquenti.
Ma stanno anche cercando di usare questo caso per smembrare, devastare quel poco di controllo
di legalità che ancora ci garantisce che ogni tanto venga acchiappato qualche delinquente.
Ci vediamo mercoledì a Roma in piazza Farnese. Mi raccomando: passate parola!”

Politica e (alcune) forze dell’ordine: siamo in mano a questi

Leggo senza troppo (aimè) stupore, un articolo in cui compaiono stralci di commenti apparsi su di un Forum di poliziotti (in particolare della Celere). A fronte di pochi commenti che cercano di far capire cosa sarebbe giusto o sbagliato fare, nel servire lo stato facendo il poliziotto (il celerino in particolare) emergono tanti messaggi di gente che ha solo voglia di picchiare, sentirsi forte, sentirsi appartenente a qualche cosa, e ignora completamente il motivo per cui la polizia esiste e soprattutto ignora o se ne frega di quello che dovrebbero fare e non fare. Nessuno vuole fare il santarellino, essere un cellerino in mezzo a tafferugli (politici o sportivi che siano) è una cosa difficile, e a volte a tutti scapperebbe forse una manganellata in più, anzichè una in meno. Qua invece si parla di un metodo, un modo di vivere l’appartenenza alla celere, del tutto identica al cameratismo fascista. E se si fermasse a questo istinto di sopravvivenza, poco male, purtroppo dal cameratismo prende anche il gusto di picchiare per far male, in modo del tutto slegato dal far rispettare l’ordine e la legge. Vergogna, è la politica è la prima responsabile, ma anche questa gente deve pagare, non siamo in guerra, gli ordini sbagliati e contro la legge NON DEVONO ESSERE RISPETTATI!!! Chi lo fa viola la legge, punto e basta.
Fortunatamente la Polizia non è solo celere, ma servirebbe un piccolo cambio di gestione, e anche di mentalità. Appartenenza, fare gruppo e essere duri nel proprio lavoro può essere portato avanti anche senza rendersi protagonisti di vergognose repressioni, fra l’altro inutili sia politicamente che sul momento. Pestare gente che non ha nessuna intenzione di fare danni a cose o persone, non ha nessuna utilità, se non il gusto di un essere umano perverso di picchiare, e quello di alcuni Politici di mandare segnali di paura e repressione.

Link all’articolo originale: Repubblica.it

Link al PDF con una parte più estesa dal Forum menzionato.

Rabbia, odio, spirito di corpo. In un libro i duri delle forze
dell’ordine. A partire dalle loro discussioni segrete sul Web
Quello che i celerini non dicono
Il blog dei cattivi poliziotti
“Le violenze alla Diaz dopo il G8 di Genova? Non mi vergogno
di nulla. L’Italia non è uno stivale. È un anfibio di celerino”
di CARLO BONINI

Quello che i celerini non dicono Il blog dei cattivi poliziotti
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“Cari colleghi, riteniamo giusto rammentare, per senso di responsabilità, che DoppiaVela è uno spazio per i poliziotti messo a disposizione dalla polizia di Stato. Le critiche, le lamentele, le segnalazioni di disservizi, anche se esternate in modo aspro ma corretto, fanno parte delle normali dinamiche di dialogo tra l’amministrazione centrale e i singoli dipendenti. Trovano dunque una sede naturale all’interno del portale che non può, però, garantire spazi che la normativa vigente attribuisce ad altri soggetti�”.
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Ogni volta che entrava in quella benedetta chat intranet, Drago ne gustava la dimensione perversa. A cominciare da quel nome un po’ ingessato – DoppiaVela, la sigla della centrale operativa nelle comunicazioni radio – e dal post politicamente corretto che metteva sull’avviso i naviganti. Perché la verità era che lì dentro si poteva finalmente essere un po’ guardoni e un po’ scorpioni. Masturbarsi dietro un avatar, leggendo l’illeggibile o scrivendo l’inconfessabile. Divorarsi a vicenda – sì, proprio come scorpioni in bottiglia – soltanto per scoprirsi più soli nella propria rabbia.

Finita sulle prime pagine dei giornali con sei rotondi anni di ritardo, la “macelleria messicana” del dottor Fournier era stato un potente lassativo. Il forum era impazzito. Genova, troppo lontana e spaventosa per sembrare ancora vera, era diventata solo l’occasione per un outing collettivo. La prova, ammesso ce ne fosse bisogno, che il tempo era stato una pessima medicina. Che odio chiama odio.

Clic.
G. DA ROMA Ecco che spunta fuori un nostro bel funzionario, che da buon samaritano riaccende fiamme polemiche e propositi dinamitardi. Che, sicuramente, nelle prossime manifestazioni gli antiglobal metteranno in atto perché più autorizzati che mai. Ma quando la finiremo di fare sempre queste mere figure e inizieremo a tenere la bocca chiusa?
Per Aspera ad astra.
N. DA ANZIO Fournier poteva e doveva risparmiarsi la frase a effetto, “macelleria messicana”. Adesso, per i colleghi ci sarà la solita Santa Inquisizione mediatico-politica.
Unus sed leo.
I. DA GENOVA Ma questo Fournier dov’era durante gli scontri? Ancora non l’ho capito. Era fra i manifestanti? Ha respirato lacrimogeni? O aveva una mascherina? Secondo me si è messo a cantare perché non gli hanno dato nessuna promozione.
P. DA BARI È ancora in polizia o ha chiesto di passare alla politica?
Sono pronto a mostrare il petto e non voglio essere bendato. Ma tu hai il coraggio di guardarmi negli occhi? E che cazzo, mostra ai più di essere uomo. Barcollo ma non mollo.
D. DA LA SPEZIA Colleghi, basta di parlare di questo soggetto. È penoso e noi lo stiamo aiutando nella sua viscida campagna elettorale.
A. DA CAGLIARI Genova, presente con orgoglio e senza nulla da nascondere. Posso testimoniare di Bolzaneto! Non si tratta di essere grandi e non è veramente falsa modestia� è solo servizio! Ero al VI reparto mobile di Genova.
L. DA SALUZZO Io c’ero. VI reparto mobile. Tanto orgoglio, tanta rabbia!
Clic.
(…)
C. DA ROMA Non capisco perché non vogliate parlare degli errori commessi. Qui si tratta di dire chiaramente:
I colleghi che gridavano Sieg Heil ci fanno vergognare, o no?
I colleghi che avrebbero minacciato di stupro le signorine antagoniste meritano la nostra esecrazione, o no?
I colleghi che si accanivano con trenta manganellate sul primo che passava senza sapere se era solo un povero illuso pacifista o un violento vero, hanno sbagliato, o no?
La collega che al telefono con il 118 di Genova, riferendosi alla Diaz, parla di “Uno a zero” dimostra di essere intelligente?
Su queste cose non ci può essere ambiguità!!!
L’esistenza è battaglia e sosta in terra straniera.
Clic.
E bravo il nostro C., pensò Drago. Stai a vedere che ora gli vanno addosso i padovani. Se ne stanno zitti da troppo tempo. Ma è più forte di loro. Se c’è da far vedere chi ce l’ha più duro, loro non sanno resistere. Rinfrescò la chat. Solo per vincere una scommessa troppo facile.
Clic.
E. DA PADOVA Caro C., rispondo alle tue domande:
“I colleghi che gridavano Sieg Heil ci fanno vergognare, o no?”
No. Non mi vergogno del fatto che in polizia ci siano dei coglioni. Non più del fatto che ci siano in Italia. Sono fiero di essere celerino e italiano, nonostante loro!
“I colleghi che avrebbero minacciato di stupro le signorine antagoniste meritano la nostra esecrazione, o no?”
No. Per questa domanda, oltre a valere la risposta sopra, concedimi anche il beneficio del dubbio. Chi prenderebbe seriamente un tentativo di violenza a una capra malata? Il popolo antagonista non brilla certo per l’attaccamento all’igiene! Non credo a quello che, sicuramente in malafede, sostengono questi personaggi!
“I colleghi che si accanivano con trenta manganellate sul primo che passava senza sapere se era solo un povero illuso pacifista o un violento vero, hanno sbagliato, o no?”
No. Pur essendo convinto assertore della totale inutilità di infierire su un manifestante inerme (questo è l’unico sbaglio, sprecare le forze su uno solo), sappi che è impossibile farsi rivelare dal manifestante durante la carica, se è un “povero illuso pacifista” o meno. È inoltre abbastanza difficile, dopo ore di sassaiole subite, magari con fratelli feriti anche gravemente, beccare uno dei personaggi che ti stanno avanti e picchiarli solo un pochettino. Quello che dico è che il povero illuso, visti gli stronzi che stavano con lui, poteva tornarsene a casa invece di manifestarci insieme! Se gli è andato bene fare da scudo per questi delinquenti, allora non si può lamentare di subirne le conseguenze! Che poi qualche collega si sia comportato come un qualsiasi essere umano sotto stress non mi sembra né incomprensibile né disdicevole. Sicuramente qualcuno avrà commesso sbagli. Sai quanti poliziotti c’erano a Genova? Di sicuro non mi vergogno per i loro errori!
“La collega che al telefono con il 118 di Genova, riferendosi alla Diaz, parla di “Uno a zero” dimostra di essere intelligente?”
No. Ma come si dice a Roma, �sti cazzi! Hanno messo a ferro e a fuoco una città, rischiando di farci fare una figura di merda a livello internazionale, provocando danni, feriti, spese enormi e si preoccupano della frase di una telefonista? Non mi vergogno per quello che ha detto. Mi vergogno perché oggi la madre di un teppista imbecille, dimostrando una mancanza di scrupoli e un cinismo degni di una Kapò, è riuscita a farsi eleggere senatrice della Repubblica; perché un partito italiano ha fatto intitolare un’aula all’imbecille!
Non voglio i soldi di questi politici. Non voglio i soldi da questo governo (e da un altro come questo). A difendermi ci penso da me, con l’aiuto di Dio e dei fratelli celerini, che mi stanno accanto e non mi tradiscono nel momento del bisogno.
Once in the Celere, always in the Celere.
C. DA ROMA Quindi, per te, avere al fianco un cretino non è un problema?
Lo dico serenamente: due che tengono e uno che mena non mi sembra da eroi. E poi ti rispondo da romano: �sti cazzi un par di palle. Tu non lavori nel Cile di Pinochet e non ti pagano con lo stipendio in pesos messicani (forse è di cattivo gusto visto il titolo del thread di discussione, “macelleria messicana”, e me ne scuso con quanti si sentono feriti). Il giuramento che hai prestato parla di far rispettare le leggi, non di fartene di tue. In quanto al rischio della “figura”, mi pare che l’abbiamo fatta e basta. E le responsabilità, lo dico da mesi, non sono di chi stava in strada, ma di chi ha permesso che si arrivasse a questo. Siamo stati mandati lì, sapendo quello che ci avrebbero fatto e sapendo come avremmo reagito. Ti piace questo? Ti piace essere una pedina e poi pagarti l’avvocato? Io questo vorrei evitare. Vorrei capire come si può evitare che un collega mandato a fare il proprio dovere si ritrovi indagato in due processi e, dopo la Maddalena, forse anche nel terzo. Scusate la lunghezza.
L’esistenza è battaglia e sosta in terra straniera.
P. DA BARI Scusate, il Sig. Dott. Funz. Uff. Fournier quando lo faranno santo?
Sono pronto a mostrare il petto e non voglio essere bendato. Ma tu hai il coraggio di guardarmi negli occhi? E che cazzo, mostra ai più di essere uomo. Barcollo ma non mollo.
E. DA FIUMICINO Io penso che questi degni eredi di quei cattivi maestri che dicevano in piazza “Uccidere uno sbirro non è reato” ci considererebbero picchiatori fascisti anche se andassimo in servizio di Op vestiti di rosa e con un mazzo di fiori in mano.
B. DA PADOVA Quando alcune centinaia di ultras o di autonomi sono schierati a cinquanta metri da te con spranghe, catene, bombe carta e coltelli, io ritengo opportuno fargli così tanto schifo e paura che non devono pensare di poterci attaccare senza lasciarci le ossa!
L’Italia non è uno stivale. È un anfibio di celerino.
Clic.

(16 gennaio 2009)

La politica stá cercando di mettere la mani sulla giustizia: siamo all’ultima spiaggia per l’Italia

La politica stá toccando i massimi del peggio, questa storia in particolare era iniziata con Mastella, che sentitosi indagare, nei suoi interessi politico-familiari-locali, aveva fatto di tutto, da ministro della giustizia per fermare De Magistris. Ora l’escalation é clamorosa, questo governo tramite il suo ministro della Giustizia vuole fare tabula rasa di ogni magistrato che cerchi di fare il suo lavoro. Leggete il testo sotto o guardatevi il video, la situazione é agghiacciante e indirettamente avvallata da una informazione che non dice piú niente. Se i politici mettono le mani sulla giustizia é la fine, chiunque sia al governo. Ovviamente il governo di Berlusconi non puó che farlo con piena forza, il cavaliere si é stancato di perdere tempo a farsi leggi per cancellarsi i reati, vuole direttamente controllare i magistrati, cosi di certi reati non se occuperanno nemmeno. É una vergogna, questa casta trasversale PDL e PD sta facendo cose che nemmeno Mussolini era arrivato a fare. Tenetevi informati ed informate gli altri, é un dovere civico, chi si gira dall’altra parte é complice e colpevole, e spero che in futuro abbia modo di vergognarsene.

Testo:
“Buongiorno a tutti.
Mi dispiace, ma devo ancora parlarvi del cosiddetto caso Salerno-Catanzaro perché ci sono delle clamorose novità e, visto che sono clamorose, voi non le avete sapute.
Dove altro le potete trovare se non nella rubrica “Passaparola”?
Proprio per questo è nata la nostra rubrica, quindi anche oggi parliamo di una notizia molto importante che è a disposizione delle redazioni dei giornali e delle agenzie da venerdì sera e che non è stata riportata da nessun quotidiano italiano.
Ricorderete l’ultimo episodio, l’ultimo anello di una lunga catena iniziata un anno e mezzo fa con l’esproprio e le avocazioni delle due principali inchieste di Luigi De Magistris.
L’ultimo atto è che, la settimana scorsa, il ministro Alfano – il cosiddetto ministro della Giustizia Alfano – ha sparato fuori i capi di incolpazione contro il procuratore capo di Salerno, Luigi Apicella, e contro i suoi due sostituti, Gabriella Nuzi e Dionigio Verasani, che hanno il torto di essere titolari dell’indagine nata dalle denunce di De Magistris che ha portato, a metà dicembre, al provvedimento di sequestro e perquisizione per acquisire a Catanzaro le carte dell’inchiesta Why Not, che la procura di Catanzaro non consegnava da mesi e mesi, nonostante le richieste della procura di Salerno.
Alfano chiede di cacciare il capo della procura di Salerno

Il ministro Alfano ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di cacciare dalla magistratura – non di spostare in un altro ufficio, proprio di cacciare dalla magistratura – il procuratore capo di Salerno.
E’ la sanzione più grave che si possa immaginare, di solito la si dovrebbe dare ai magistrati che hanno rapporti con la mafia, o che rubano, o che si vendono le sentenze.
Bene, questo signore non ha avuto rapporti con la mafia, non si è venduto nessuna sentenza. E’ un anziano magistrato che all’improvviso è balzato agli onori delle cronache semplicemente per aver lasciato lavorare i suoi sostituti su un’indagine che, evidentemente, gli pareva ben fatta e fondata.
E’ colpevole di non avere bloccato i suoi sostituti e di avere coperto e avallato le loro decisioni.
Il ministro lo vuole far cacciare dal Consiglio Superiore della Magistratura, via, fuori dalla magistratura, e in più ha chiesto al CSM di levargli lo stipendio subito.
Di privarlo immediatamente dello stipendio. Manca soltanto il plotone di esecuzione per la fucilazione.
Invece, bontà sua, il ministro chiede di trasferire a un’altra sede i due magistrati che hanno materialmente condotto l’inchiesta, e cioè Verasani e Nuzzi.
Nel motivare questa gravissima sanzione per l’incompatibilità ambientale di questi due magistrati, il ministro scrive, sulla base dei rapporti dei suoi ispettori, che Apicella e i sostituti Nuzzi e Verasani si sono macchiati di “assoluta spregiudicatezza, mancanza di equilibrio e atti abnormi nell’ottica di una acritica difesa del PM De Magistris con l’intento di ricelebrare i processi che sono stati a lui avocati” e sottratti.
I giornali hanno registrato – Poi vi dirò qual è la notizia che non vi è stata data – con ampio risalto queste motivazioni del ministro Alfano con una tecnica che nelle democrazie non viene mai impiegata: quella dell’ipse dixit.
Visto che il ministro dice che questi magistrati sono dei farabutti, noi prendiamo atto che questi magistrati sono dei farabutti.
Non c’è di fianco alla notizia un commento per dire “sarà poi vero che questi magistrati sono dei farabutti?”.
Può il ministro della giustizia scrivere quello che ha scritto? E’ mai successo che un ministro della giustizia scrivesse quello che ha scritto il ministro Alfano?
Se si fossero posti queste domande, cioè se i giornali svolgessero ancora la funzione critica per la quale sono nati e per la quale esistono – altrimenti non ce ne sarebbe bisogno, basterebbero i comunicati stampa del governo e dell’opposizione, non servirebbero i giornali – avrebbero scoperto che non esiste nella storia dell’Italia unita, né repubblicana né monarchica, una così grave lesione del principio dell’autonomia e indipendenza della magistratura.
Io non sono fra quelli che pensano che i magistrati debbano essere intoccabili e non debbano pagare per i loro errori, infatti il CSM punisce molti magistrati, non abbastanza ma molti magistrati, e altri si dimettono poco prima di essere puniti.
E non esiste un ordine professionale che abbia un così alto numero di punizioni per le violazioni deontologiche dei propri membri: non quello degli avvocati, non quello dei medici, non quello dei giornalisti, figuriamoci.
Qui non si tratta, però, di violazioni deontologiche o professionali: qui lo scrive il ministro.
I magistrati di Salerno devono essere cacciati – il capo dalla magistratura, i sostituti da Salerno – perché hanno compiuto “atti abnormi nell’ottica di una acritica difesa del PM De Magistris con l’intento di ricelebrare i processi a lui avocati”.
Cosa sta facendo il ministro? Una cosa che non si può fare in nessuna democrazia dove viga la divisione dei poteri: sta sindacando il contenuto, il merito, di un provvedimento giudiziario.
Lo può fare il ministro? Assolutamente no!
Pensate, se passasse questo precedente vorrebbe dire che in futuro, ogni volta che un giudice fa una sentenza che non piace al governo, ogni volta che un Pubblico Ministero fa un’ipotesi investigativa che non piace al governo, quel giudice viene mandato via o viene trascinato davanti al Consiglio Superiore a discolparsi per avere scritto una cosa che non piace al governo.
Sono infallibili i giudici nelle cose che scrivono? Assolutamente no, infatti in Italia esistono una serie di appelli, di ricorsi, per andare a sindacare nel merito delle cose scritte dai giudici.
Non ti piace quello che hanno scritto i magistrati di Salerno nel provvedimento di perquisizione e sequestro per andare a prendere le carte al Tribunale di Catanzaro? Benissimo, i magistrati di Catanzaro, se non gradiscono quello che hanno scritto i loro colleghi di Salerno, competenti a indagare su Catanzaro, si rivolgeranno al Tribunale del Riesame di Salerno per chiedere che annulli quel decreto di perquisizione e sequestro.
Se poi ritengono, l’abbiamo già detto ma è bene ripeterlo, che i colleghi di Salerno abbiano commesso dei reati in quella vicenda, faranno un esposto o una denuncia alla procura competente per giudicare i magistrati di Salerno, cioè Napoli.
Se poi ritengono che i magistrati di Salerno abbiano commesso delle colpe deontologiche, si rivolgeranno all’ispettorato del ministero o alla procura generale della Cassazione che sono titolari dell’azione disciplinare.
E se ritengono che i magistrati di Salerno abbiano delle incompatibilità con la città di Salerno, perché hanno delle parentele con qualcuno che non è il caso avere in quella città, verranno ovviamente giudicati per incompatibilità ambientale e spostati.
Un pericoloso precedente

Ma qui stiamo parlando di altro, stiamo parlando del fatto che quello che è stato scritto nel decreto di perquisizione e sequestro della procura di Salerno non piace al ministro, e il ministro, per questa ragione, chiede di spostare i magistrati.
Voi vi rendete conto che siamo di fronte a un pericolosissimo precedente: pericolosissimo tanto più in quanto nessuno lo ha notato e nessuno lo ha denunciato.
Nel 2001, il Tribunale di Milano emise due ordinanze nei processi in cui si stavano giudicando Berlusconi e Previti per le famose corruzioni dei giudici Squillante, Metta, etc… i processi Mondadori, Sme, Imi-Sir… e stabilirono una certa interpretazione sulla legge delle rogatorie che di fatto la vanificava e stabilirono anche una certa interpretazione della sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava nulle alcune udienze nelle quali Previti non aveva partecipato perché dichiarava di essere impegnato in Parlamento.
Quelle ordinanze interpretative emesse dal Tribunale di Milano furono denunciate in Parlamento da esponenti del centrodestra e alla fine, credo fosse il 5 o il 6 dicembre del 2001 ma lo trovate nel libro “Mano Sporche” dove abbiamo raccontato bene questa vicenda, il Senato votò una mozione che criticava, censurava queste ordinanze del Tribunale di Milano.
L’Associazione Magistrati, all’epoca un po’ più vigile e reattiva di quella attuale che ha l’encefalogramma piatto, si rese conto della gravità di quello che stava accadendo, perché era la prima volta nella storia repubblicana che il Senato metteva ai voti un provvedimento di un giudice.
La giunta dell’Associazione Magistrati si dimise all’istante, ricordando che la cosa era avvenuta un’altra sola volta nel 1924 dopo il delitto Matteotti e la svolta autoritaria di Mussolini.
Nemmeno durante il fascismo

Tenete presente che il fascismo non osò manomettere formalmente l’indipendenza della magistratura: il fascismo recepì i codici precedenti e aggiunse ai Tribunali ordinari il famigerato Tribunale Speciale per i delitti politici.
Istituì i delitti politici e li fece giudicare dal Tribunale speciale, ma per i delitti ordinari la giustizia continuò a fare il suo corso, anche se ovviamente il clima era tale per cui la giustizia divenne un capolavoro di conformismo, per compiacere.
Ma formalmente il fascismo non fece atti concreti per mettere le mani e impossessarsi della giustizia.
Oggi, quello che sta facendo Alfano – probabilmente non se ne rende nemmeno conto, stiamo parlando di uno che letteralmente non sa quello che fa – è pensare di poter sindacare il contenuto di un atto invece di lasciarlo impugnare davanti al Riesame o davanti alla Cassazione dagli indagati perquisiti.
Interviene lui e chiede di cacciare i magistrati perché hanno scritto nel provvedimento una cosa che non gli garba.
La differenza rispetto al 2001 è che stavolta il provvedimento è più grave perché entra non in una questione interpretativa ma in una di merito.
I magistrati di Salerno sono colpevoli di avere scoperto, nella loro indagine, che De Magistris aveva ragione.
Non so se mi spiego: Alfano scrive “atti abnormi – cioè il decreto di perquisizione e sequestro – nell’ottica di una acritica difesa del De Magistris con l’intento di ricelebrare i processi a lui avocati”.
Intanto questa frase contiene un falso clamoroso, macroscopico: non è vero, e chiunque lo vuole vedere lo trova sul nostro blog o quello di Carlo Vulpio.
L’ordinanza di perquisizione e sequestro di Salerno non contiene una acritica difesa di De Magistris: i magistrati hanno ascoltato più volte le denunce di De Magistris, il racconto di De Magistris, e poi hanno cominciato a interrogare un sacco di testimoni per vedere se De Magistris aveva ragione o torto.
E le parole di De Magistris sono state confermate da consulenti che sono stati allontanati, ma anche da magistrati in servizio in Calabria a cominciare dal Dott. Bruni, dal Dott. Mollace, da un giovane uditore giudiziario che fu immediatamente subornato e messo sotto controllo dal procuratore aggiunto dopo che era stata tolta l’inchiesta Why Not a De Magistris.
Ci sono decine di riscontri oggettivi fatti dalla polizia giudiziaria in questo documento: non è vero niente che i PM di Salerno hanno preso per oro colato quello che dice De Magistris in maniera acritica.
Ma sopratutto: non spetta al ministro stabilire se è giusto o non è giusto quello che hanno ipotizzato nella loro inchiesta i magistrati, sarebbe gravissimo se il vaglio delle inchieste fosse affidato al ministero della giustizia, cioè al governo, cioè alla maggioranza politica e non, invece, ai regolari gradi di giudizio.
Una notizia che avrete solo da Passaparola

Contro questo decreto di perquisizione e sequestro, l’unica cosa da fare per farlo dichiarare illegittimo, nullo, infondato, abnorme, macroscopico, spregiudicato, mancante di equilibrio, acritico era l’impugnazione del provvedimento davanti al Riesame.
Bene: arriviamo alla notizia che non avete letto e che non leggerete mai sulla stampa e sulla TV di regime.
Alcuni imputati, a cominciare dall’ex procuratore Lombardi, accusato di corruzione giudiziaria, dalla moglie dell’ex procuratore Lombardi e dal figlio, Pier Paolo Greco, che era socio di uno dei principali indagati dell’inchiesta Why Not, il senatore di Forza Italia Pittelli, ma anche Antonio Saladino, il famoso capo della Compagnia delle Opere in Calabria, faccendiere, trafficone, in rapporti con tutta la politica di tutti i colori, hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Salerno per chiedere l’annullamento del decreto di perquisizione.
Bene, venerdì sera intorno alle 22 il Tribunale del Riesame di Salerno ha respinto i ricorsi dei quattro indagati che vi ho appena enumerato e ha dichiarato dunque fondato, legittimo, impeccabile – adesso aspettiamo le motivazioni, naturalmente – il provvedimento.
Vi leggo il dispositivo, perché non l’avete letto da nessuna parte e non lo leggerete da nessuna parte:
“Letti gli articoli del codice, il Tribunale del Riesame di Salerno rigetta le istanze di Riesame avverso il decreto di perquisizione e sequestro e conferma l’impugnato provvedimento. Condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali”.
Cioè hanno fatto perdere tempo alla giustizia, devono pagare.
Questo è l’unico luogo dove gli indagati potevano andare a lamentarsi di quello che hanno fatto i PM di Salerno.
Ci sono andati e il Tribunale del Riesame, in un clima pazzesco che dire ostile è dire poco, in un clima dove il Capo dello Stato, il Consiglio Superiore della Magistratura, il governo, l’opposizione, l’Associazione Nazionale Magistrati, tutta la stampa di destra e di sinistra, tutte le televisioni, dicono che Salerno ha torto e che a Salerno ci sono dei farabutti che vogliono dare ragione a quell’altro farabutto di De Magistris.
E che questi di Salerno hanno scritto un decreto di perquisizione troppo lungo – vi ricordate le polemiche sulle 1400 pagine? – e che hanno fatto denudare Tizio e Caio.
E che hanno infilato dei particolari attinenti la privacy di un magistrato della confraternita di CL Memores Domini.
Che insomma ne hanno combinate di tutti i colori e quindi vanno massacrati, puniti, cacciati, trasferiti, fucilati, garrotati.
Bene, si sono trovati ancora in questo Paese tre giudici del Riesame a Salerno che hanno valutato, estraniandosi dai condizionamenti pazzeschi che ci sono tutto intorno a loro, il provvedimento esaminato impeccabile e hanno respinto i ricorsi di chi aveva fatto appello al Riesame.
Questo che cosa significa? Significa intanto che hanno confermato i presupposti di legittimità di questo provvedimento, nel senso che evidentemente rispetta le forme, la casistica, i limiti previsti dalla legge in questi casi.
Ma naturalmente conferma anche il merito del decreto di sequestro e perquisizione perché evidentemente hanno trovato che i PM, quelli che devono essere fucilati, hanno motivato bene; hanno ipotizzato dei reati tipo la corruzione giudiziaria a Catanzaro che sono applicabili e configurabili ai danni degli indagati che sono stati perquisiti; hanno motivato le esigenze probatorie, cioè le necessità di andare a prendere quelle carte per dimostrare certe ipotesi accusatorie.
Insomma, detto molto chiaramente, hanno dato ragione alla procura di Salerno, la quale però viene trascinata davanti al Consiglio Superiore della Magistratura per essere punita a causa di quello stesso provvedimento che il Tribunale del Riesame ha trovato impeccabile respingendo tutti i ricorsi.
Perché? Perché la politica, e nella politica ci mettiamo anche, purtroppo, i vertici dell’Associazione Magistrati sempre più sensibili alle sirene della politica, ha deciso che quel provvedimento non va bene perché da ragione a De Magistris.
De Magistris non può avere ragione

Uno dice: e se avesse ragione De Magistris? Ecco: De Magistris non può avere ragione.
E chiunque informi, non chiunque stia con De Magistris, chiunque informi o si occupi di De Magistris senza massacrarlo pregiudizialmente, deve essere cacciato.
Voi vedete che la storia di questo anno e mezzo, leggetevi i libri di Vulpio e di Massari sui casi della Calabria e della Lucania, è la storia dei “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie.
Viene cacciato il Vescovo Bregantini perché denuncia certi malaffari tra politica e malavita.
Viene esautorato il Pubblico Ministero De Magistris, gli tolgono le inchieste, poi tolgono lui.
Poi tolgono i suoi consulenti, uno dopo l’altro.
Poi cacciano il Carabiniere, il capitano Zaccheo, che viene trasferito in Abruzzo.
Poi cacciano la Forleo che ha avuto il coraggio di andare in televisione a difendere De Magistris.
Poi il Corriere della Sera non fa più scrivere sul caso De Magistris Carlo Vulpio, che ci aveva dedicato pure un libro e che quindi qualcosa ne capiva.
Poi i magistrati di Salerno scoprono che De Magistris potrebbe avere ragione e trovano i riscontri alle sue denunce e vogliono cacciare pure i magistrati di Salerno.
Adesso vedremo se cacceranno i tre giudici del Riesame che hanno appena confermato l’ordinanza, ma naturalmente per cacciarli bisognerebbe prima parlarne di questa ordinanza.
E di questa ordinanza nessuno ne ha parlato, perché altrimenti immediatamente il CSM dovrebbe rispondere del perché stia accettando di esaminare la possibilità di mandar via dei magistrati a Salerno per via di un provvedimento che l’unica sede legittima per valutarlo, il Riesame, ha confermato in toto stabilendo che è fondato e impeccabile.
Abbiamo aspettato sabato, sui giornali. Abbiamo aspettato domenica. Abbiamo aspettato lunedì, ma non è uscita da nessuna parte questa notizia.
Adesso la sapete anche voi.
Passate parola.”